“PATERSON” DI JIM JARMUSCH E “LOVING” DI JEFF NICHOLS: L’AMORE INFIAMMA CANNES

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L’America di Jeff Nichols e quella di Jim Jarmusch infiammano la Croisette, che ieri ha visto in concorso Loving, diretto dal regista di Take Shelter e Mud (in Italia lo distribuirà Cinema) uno dei più interessanti nell’attuale panorama indipendente americano, e Paterson di Jim Jarmush, regista di culto di un cinema che osserva il mondo dai suoi bordi, per cercare la poesia nei dettagli e nei piccoli, progressivi slittamenti quotidiani. In comune i due film, ambientati nell’America di provincia, tra passato e presente, hanno una storia d’amore fuori dal comune.

Nichols sceglie di raccontare la storia vera di Mildred e Richard Loving che nella Virgina del 1958 si sposano e decidono di mettere su famiglia. Ma lui è bianco, lei nera e l’America di quegli anni considerava un crimine la mescolanza di razze. Arrestati, i due riescono ad evitare il carcere, ma dovranno abbandonare le rispettive famiglie e la propria terra per trasferirsi nello stato di Washington. Dopo nove anni di esilio però torneranno a casa, grazie alla battaglia condotta dal giovane avvocato di un’associazione impegnata nella difesa dei diritti civili. Nel 1967 la Corte Suprema annullò infatti la decisione della Virginia e oggi la sentenza “Loving vs Virginia” (era il 12 giugno, che ancora oggi si celebra come il Loving Day) simboleggia il diritto di tutti di amarsi liberamente, senza distinzioni di razza.

Il regista, che affida il ruolo dei protagonisti a Joel Edgerton e Ruth Negga, ha scoperto questa storia d’amore (“la più pura che abbia mai sentito”) grazie al documentario della HBO, The Loving Story, e parla del suo approccio semplice e anti-hollywoodiano alla materia. Loving è di certo il film più calmo dell’anno. Altri registi ne avrebbero fatto un courtroom drama, io invece ho scelto un tono tranquillo e meditativo per restituire la verità della vita quotidiana di Mildred e Richard e dei loro tre bambini. Quando ci si dedica a progetti dal forte impatto sociale e politico, si parte sempre dalle proprie posizioni ideologiche, conservatrici oppure liberali, ma nel dibattito si tende sempre a dimenticare le persone reali coinvolte dai fatti raccontati, i loro affetti”.

Una coppia innamorata è al centro pure di Paterson di Jarmush, che nella cittadina del New Jersey celebre per aver dato i natali al poeta William Carlos Williams e all’attore Lou Costello (Pinotto) e per aver accolto Allan Ginsberg, Iggy Pop e l’anarchico italiano Gaetano Bresci, ambienta la storia di un autista di bus (Adam Driver) che nel tempo libero scrive poesie su un quadernetto segreto (sono in realtà del poeta Ron Padget) e della sua compagna (l’iraniana Golshifteh Farahani), che nutre una vera passione per il decoro casalingo. La vita scorre lenta e tranquilla, con il passo della vita vera, senza troppi drammi e scossoni, tra le pieghe di una routine capace di diventare arte.

“Non sono capace di analizzare i miei film – dice il registama se devo fare un paragone tra Paterson e il documentario che presento sempre qui a Cannes, Gimme Shelter, posso dirvi che seppur diversi stilisticamente, sono due lavori che hanno un messaggio in comune. Sia Paterson che il film sulla storia degli Stooges ci dicono che ognuno di noi è libero di scegliere la propria strada nella vita”. E interrogato sul futuro del cinema, risponde: “Non credo che si tratti di un’arte superata. Amo stare in una stanza buia insieme a degli sconosciuti per entrare in mondi immaginari. Forse sono un dinosauro, ma ci sono ancora tante persone come me a cui tutto questo piace”.

Alessandra De Luca