QUANDO CINECITTÀ SFIDAVA HOLLYWOOD

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Esiste un film in cui abbiano lavorato insieme Eduardo De Filippo, Totò, Maurizio Arena, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Romolo Valli, Lilla Brignone, Peppino De Filippo, Raimondo Vianello, Gino Cervi, Renato Salvatori, Gabriele Ferzetti, Annie Girardot, Tomas Milian, Paolo Stoppa, Walter Chiari, Jean Paul Belmondo, Giuliano Gemma, David Niven, Massimo Girotti, Nino Taranto, Simone Signoret, Sandra Milo, Rina Morelli, Amedeo Nazzari, Paolo Panelli, Walter Pidgeon, Susan Strasberg, Peppino De Filippo, Virna Lisi, Franchi e Ingrassia? Esiste.

Fu girato nel 1963, quando la lira vinceva l’Oscar per la migliore moneta e l’autostrada del sole cominciava a unire l’Italia intera. Quando l’Italia era un paese sicuro di sé e del suo futuro. Quando la gente andava al cinema e anche per questo era migliore. Esisteva un produttore, si chiamava Goffredo Lombardo, che non aveva paura di rischiare. E allora mise su questa mega produzione, con ottantotto attori famosi, per fare il verso agli americani che l’anno prima avevano sfornato una mega produzione sullo sbarco in Normandia intitolata Il giorno più lungo. Il finanziatore, e pare anche il regista, del film era il mitico Daryl Zanuck. E così Lombardo, che aveva prodotto Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo, decise di fare il verso al vate di tutti i produttori e si lanciò in una avventura al brivido. Affidò ad un regista di mestiere, Sergio Corbucci, la regia e mise a scrivere talenti come Sandro Continenza, Giorgio Arlorio e Gianni Grimaldi che sapevano mescolare il linguaggio popolare con citazioni e riferimenti colti. O con puntate nella comicità surreale, come è tutta la parte di Walter Chiari avvocato che deve difendere davanti al Tribunale militare Franchi e Ingrassia ma in realtà è un pazzo fuggito dal manicomio. Pazzo colto e grande affabulatore, che insiste perché i suoi difesi siano fucilati con gli onori e non assolti come vorrebbe la giuria.

Il film incassò quasi cinquecento milioni dell’epoca, più di molti blasonati concorrenti. Era cinema popolare, adatto a quell’Italia che stava imparando, con il maestro Manzi, a leggere e scrivere in modo diffuso ma si riversava sognante nei mille Nuovo Cinema Paradiso che esistevano in ogni città, paese, borgo. Perché il cinema e la tv hanno contribuito a far nascere un paese più unito, perché i Promessi Sposi di Majano e Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone erano compagni di vita di Moravia e della Ginzburg, di Bassani e di Sciascia. Anche se non sembrava. La cultura popolare è stata la porta d’ingresso per milioni di italiani, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, per arrivare alla letteratura “colta”. Ed erano porte intelligenti, belle, capaci di far venire voglia di continuare il cammino.