41 progetti presentati da 74 partecipanti, di cui oltre la metà donne, provenienti da 35 paesi, e oltre 200 professionisti dell’audiovisivo che da giovedì 21 a sabato 23 novembre seguiranno le presentazioni dei pitch del 17° TFL Meeting Event e avranno l’imbarazzo della scelta vista l’offerta di progetti e appuntamenti organizzati dal TorinoFilmLab, tra FeatureLab, SeriesLab, ScriptLab, TFL Co-Production Funds e la prima edizione del ComedyLab, che ha abbinato quattro comedy writer/performer alle quattro sceneggiature selezionate – tra le 89 candidate – facendoli guidare nel percorso da degli script tutor per un intero anno. “Prosegue il percorso intrapreso da TorinoFilmLab sull’Industry italiana e sulla sua internazionalizzazione”, come dice la Managing Director Mercedes Fernandez Alonso, convinta della bontà di “iniziative di training e sviluppo come Boost IT Lab per consolidare le expertise e per ampliare network di collaborazioni”, in Italia e all’estero. E costantemente con la testa a nuove proposte, da sviluppare e presentare, magari già dalle prossime edizioni, come ci anticipa.
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“Vogliamo dare voce a quelli che hanno più difficoltà a farsi sentire e questo riguarda anche le nazionalità – sottolinea l’esperta direttrice. – Spesso tendiamo a essere eurocentrici, perciò noi facciamo uno sforzo anche per riuscire a dare visibilità a chi non ha le stesse possibilità. Facciamo un gran lavoro di scoperta di talenti arabi, ma anche di tutta l’Asia e tutta l’Africa. La nostra, insomma, è una sorta di decolonizzazione creativa, una attenzione a che non passi una visione del mondo di un certo tipo“.
“Con l’internazionalità, elemento fondamentale del TFL è l’esplorazione – spiega la Fernandez Alonso. – Noi siamo un laboratorio, ed esploriamo, a ogni livello, anche nelle attività da proporre, che magari in alcuni casi abbiamo interrotto perché abbiamo capito che non andavano“.
Non è il caso del ComedyLab appena inaugurato…
Nel cinema indie, la comedia fa un po’ fatica, almeno fuori dagli Stati Uniti. Lì ci sono iniziative che aiutano gli sceneggiatori, in Europa no, almeno non specificatamente sulla commedia. Essendo noi un laboratorio che nasce proprio focalizzato sulla scrittura era un po’ di anni che volevo fare qualcosa del genere, ma non è stato facile. La comedia è molto difficile da scrivere. Alla fine l’abbiamo lanciata quest’anno mettendo insieme quattro sceneggiatori con quattro progetti di commedia e quattro comedy-writers-performers senza progetto, gente che fa anche stand-up comedy, che sa scrivere i dialoghi e fa ridere, e li abbiamo messi tutti a lavorare insieme.
Vedremo il risultato durante i pitch del ComedyLab?
E sarà bello, perché ci saranno prima i performer che faranno un monologo in qualche modo collegato al progetto, che seguirà a raccontare la storia del film che vogliono fare. Sono quattro progetti, uno italiano (The Last Queen di Stefano La Rosa e Luca Renucci), uno ucraino (MidLife di Oleksii Sobolev), uno egiziano (Bootleg di Reem Morsi) – in barba a chi dice che la commedia “non può viaggiare” – e Honeyjoon di Lilian T. Mehrel, che stanno già girando perché ha vinto dei fondi importanti e vogliono essere pronti per il Tribeca all ‘inizio dell’anno prossimo. Li abbiamo accompagnati nello sviluppo, ma adesso il nostro percorso insieme è finito, anche se avere già nella prima edizione del programma un film realizzato per noi è un regalo, perché si vede subito il risultato.
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E se ne fanno molti, come diceva lei, attualmente 220 tra film e serie in 17 anni. Proprio le serie sono l’altro focus di questa edizione, giusto?
Sono sette anni che lavoriamo anche sullo sviluppo di serialità, ma fino ad ora abbiamo portato i progetti alla Berlinale, a Series Mania, adesso vogliamo portarli anche qui. Stiamo lavorando tanto sul rendere il cinema indipendente qualcosa in grado di uscire dalla bolla dei festival e raggiungere pubblici diversi, e in questo contesto le serie tv hanno un certo potere, in questo momento, come la commedia. Per questo, senza trascurare gli altri, stiamo lavorando su questi due canali, come novità, diciamo.
Quindi ComedyLab e SeriesLab, senza dimenticare il Green Film Lab, tra tante novità e progetti, quali sono le idee per il futuro?
Abbiamo iniziato a fare formazione di professionisti per avere dei set più sostenibili perché le produzioni ne hanno bisogno anche per avere i fondi, oggi è una caratteristica che viene richiesta espressamente, ma c’è una linea ulteriore che abbiamo iniziato a sviluppare quest’anno e che vorremmo indagare in futuro. Oggi, se vai a vedere un film, la narrazione raramente rispecchia il cambiamento epocale e climatico che stiamo vivendo, non ne stiamo parlando. E non dico in maniera diretta, che non si tratta di fare un documentario sui pinguini, ma di rispecchiare in qualche modo quello che sta succedendo, e non sotto forma di distopia, come in genere si tende a fare. È un cambiamento che ha un potenziale a livello di racconto che non è stato ancora sviluppato, per un creativo c’è tutto un mondo da esplorare, da raccontare. Se vogliamo, possiamo chiamalo Green StoryTelling, anche se suona un po’ banale, ma è una parte che vogliamo indagare, in prospettiva.
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