Le città di pianura, a Cannes 2025 l’esordio di Francesco Sossai conquista l’Un Certain Regard

Presentato al 78° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, il film vede protagonisti tra le pianure venete Filippo Scotti, Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla

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Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Le città di pianura Cannes 2025
Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Le città di pianura

Le città di pianura, il film di esordio alla regia di Francesco Sossai, presentato al 78° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, parla di terra, non di territorio. La terra è quella delle province della pianura veneta che accolgono il racconto di una singolare ma esemplare amicizia a tre che si sviluppa nell’arco di un piccolo viaggio alla ricerca forse del momento perfetto, quello in cui il mondo per un attimo pare sospendere la sua pressione. Filippo Scotti (già protagonista di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino) è interprete di questo road movie italiano insieme a Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla con la partecipazione di Andrea Pennacchi.

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Volevo fare un film sulla terra e gli uomini che la abitano”, dice Sossai alla presentazione de Le città di provincia a Cannes 2025. Per il suo film, che si sposta da Venezia a Mestre per arrivare fino a Treviso al Memoriale Brion, il regista e cosceneggiatore con Adriano Candiago ha cercato di esplorare il cuore di luoghi osservati come un fotografo e restituiti attraverso scene rappresentative più che di un territorio geografico, di un paesaggio umano. “Uniti insieme questi luoghi davano l’idea della varietà e della complessità della mia terra”, dice Sossai.

Le città di provincia, trama

le città di pianura Cannes 2025
Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Le città di pianura

Ne Le città di provincia Carlobianchi (Sergio Romano) e Doriano (Pierpaolo Capovilla) sono due amici di vecchia data, due spiantati cinquantenni con l’ossessione del bere. Una notte, mentre vagabondano in macchina da un bar all’altro, si imbattono per caso in Giulio (Filippo Scotti), impacciato studente di architettura che non osa farsi avanti con la ragazza da cui è attratto. Con lui formano un improbabile trio che si sposta da una provincia all’altra in cerca di qualcosa, un ultimo bicchiere che li riporti ad una leggerezza perduta. L’incontro con Carlobianchi e Doriano, per quanto disorganizzato e scomposto, però trasformerà profondamente Giulio che imparerà a vedere il mondo, l’amore e il suo stesso futuro in modo diverso.

Il regista Francesco Sossai

Già passato alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes nel 2023 con il suo cortometraggio Il compleanno di Enricoper Le città di provincia Francesco Sossai preferisce non parlare di road movie o buddy movie, ma spiega di essersi ispirato a maestri come lo svedese Ruben Östlund, il francese Robert Bresson o gli italiani Dino Risi e Mario Monicelli, senza escludere i Fantozzi di Luciano Salce. C’è qualcosa anche del finlandese Aki Kaurismäki nei personaggi e negli ambienti del film di Sossai, in una commistione che rende la sua opera prima una voce originale nell’attuale panorama del cinema italiano.

Perso in un tempo che sembra fermo agli ’70 o ’80, Le città di provincia propone un racconto che esplora le dinamiche relazionali in maniera semplice eppure non banale, come una conversazione tra amici in cui si alternano con disinvoltura temi come la vita, il successo e il fallimento, l’amore, la memoria e la morte.

Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Le città di pianura Cannes 2025
Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Le città di pianura

Ho questa tensione, forse data anche da una certa tradizione del cinema italiano, di indagare le zone d’ombra, quegli aspetti che di colpo non sembrano più importanti. Per me è proprio un’attrazione fortissima, mi sembra che proprio lì, in quella piega si debba andare sempre. Questa avventura con tre protagonisti maschili può essere vista un po’ come fuori dal tempo, ma quello è l’unico modo per essere contemporanei”, spiega Sossai.

Filippo Scotti

In questo gioco su una contemporaneità che pare protesa alla ricerca di un passato più felice e di un’età della giovinezza che non torna o non è ancora arrivata, il personaggio di Filippo Scotti si inserisce come contrappunto rispetto ai suoi due compagni di viaggio che, per quanto ormai maturi negli anni, sembrano essere più capaci e desiderosi di lui di cogliere la vitalità in un’esistenza piatta come le terre che attraversano.

Giulio, seppur così giovane, è cristallizzato in un metodo – commenta Filippo Scotti – Forse potrà essere anche un grandissimo studente di architettura, preparatissimo, ma allo stesso tempo ha una mancanza affettiva. Questa esperienza con Carlobianchi e Doriano rappresenta per lui finalmente la possibilità di uscire da questa bolla opprimente e, in un giorno e mezzo di acrobazie alcoliche, riuscire a rapportarsi con gli altri, a sentirsi vivo e a comprendere l’amore. Al tempo stesso Giulio restituisce ai due quel terzo elemento che mancava a loro per essere una comunità in armonia”.