Locarno 74, la retrospettiva: “Il suo nome è Lattuada”

Annunciata la grande retrospettiva di Locarno 74 e il direttore artistico Giona A. Nazzaro ha scelto un grande del cinema italiano

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La passione per il cinema era nata durante gli anni di studio, grazie alle collaborazioni in qualità di cinefilo e critico e all’organizzazione di rassegne cinematografiche. Esperienze che lo porteranno presto tra i promotori della raccolta di film che diventerà nel dopoguerra la Cineteca Italiana di Milano e a lavorare con autori come Soldati e Poggioli. Dopo l’esordio alla regia nel 1943 con Giacomo l’idealista, in Il bandito (1946) Lattuada ha dimostrato in un primo tempo un’adesione al neorealismo del tutto personale, aperta alle contaminazioni e alle influenze del cinema di genere hollywoodiano, con una particolare predilezione per il poliziesco e il mélo, come testimonia il successivo Senza pietà (1948).

Allo stesso tempo, anche nelle molte opere di matrice letteraria come Il mulino del Po (1949), Lattuada ha saputo imprimere quell’attenzione all’individuo e alle sue connotazioni sociali che trascende dalla sensibilità neorealista. Negli anni Cinquanta, dopo la co-regia di Luci del varietà (1950) con Federico Fellini, il suo sguardo si è fatto più disincantato e attento all’umanità umiliata dalle dinamiche economiche di quegli stessi anni, tratteggiata con precisione in Il cappotto (1952), La spiaggia (1954) e Mafioso (1962). Allo stesso tempo, tuttavia, si è anche aperto al vitalismo e alla sensualità come scoperta di sé che caratterizza le protagoniste di Anna (1951), Guendalina (1957) e Dolci inganni (1960).

La capacità di rinnovarsi con costante freschezza creativa ha portato Lattuada a mettere in scena altri adattamenti letterari, a solcare i territori della satira di costume, del giallo, del film di guerra, fino agli sceneggiati e ai film per la TV, come Cristoforo Colombo (1985) e l’ultimo lavoro, Mano rubata (1989).

Roberto Turigliatto, curatore della Retrospettiva del Locarno Film Festival:

“Sensualità, bellezza, ambiguità, dominio della forma, perfezionismo e sperimentazione caratterizzano l’opera di straordinaria diversità realizzata da un uomo libero, curioso e anticonformista, che oggi è più che mai necessario riscoprire”.