La folie à deux è un disturbo psicotico condiviso, identificato nel 1877 dagli psichiatri francesi Ernest-Charles Lasègue e Jean-Pierre Falret, in cui una sindrome psicotica è trasmessa da un individuo all’altro. Una sindrome diagnosticata di solito in individui socialmente isolati e con scarse interazioni con altre persone, come il protagonista di Joker: Folie à Deux, il primo cine-comic – che è anche un musical – e le cui radici affondano, prima ancora che nei personaggi dei fumetti creati da Bob Kane e Bill Finger, nei trattati di psicopatologia e psichiatra. E che torna a Venezia 81, dopo la vittoria del suo regista Todd Phillips del Leone d’Oro 2019, per raccontare la trasformazione di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) e il suo incontro con Harleen ‘Lee‘ Quinzel, aka Harley Quinn di Lady Gaga.
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IL FATTO
Era il 2019 quando il regista Todd Phillips ha presentato a Venezia il suo sconvolgente Joker, film dedicato alla trasformazione di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), povero ed emarginato, affetto da una patologia che lo porta a esplodere in una convulsa e irrefrenabile risata isterica quando è sotto stress, nel celebre villain dei fumetti e film di Batman. Nella cronologia dell’universo di Joker: Folie à Deux sono passati solo due anni da quando Arthur ha ucciso in diretta televisiva il suo irraggiungibile modello Murray Franklin (Robert De Niro) ed è stato rinchiuso nell’Arkham Asylum.
In attesa del processo, imbottito di psicofarmaci, Arthur è ridotto a una larva fin quando, in un corso di musicoterapia, incontra Harleen Quinzel (Lady Gaga). Lei è incuriosita e attratta dal Joker e Arthur vede finalmente concretizzarsi i suoi sogni d’amore nel punto d’incontro con le delusioni e le follie che lo accomunano alla donna. Intanto a Gotham City non si è mai spenta l’ondata distruttiva dei seguaci del Joker, intenzionati a bruciare la città.
L’OPINIONE
“Lasciate ogne speranza voi ch’intrate”: avrebbe potuto essere preso dal Canto III della Divina Commedia l’incipit di questo nerissimo viaggio nell’inferno della mente di Arthur e nell’ancor più cupo mondo che lo circonda. Invece il regista, con un autentico colpo di genio, sceglie di aprire il film con un cartoon diretto da Sylvain Chomet (Appuntamento a Belleville) che evoca i Looney Tunes della Warner Bros. mettendo in scena un cruento duello tra il Joker e la sua ombra. Non solo, il film è anche un musical, con ripetute citazioni di classici del genere, tra cui varie cover di “That’s Entertainment!” da Spettacolo di varietà (1953), cantate, o immaginate da Arthur da solo o in duetto con Harleen ‘Lee‘ Quinzel, aka Harley Quinn. Il protagonista sogna una redenzione, ma è il suo alter-ego Joker che le masse vogliono e idolatrano, così ben poco può fare la sua avvocatessa, convinta di poter dimostrare la sua dissociazione mentale e salvarlo dalla pena capitale. Tutto è filtrato dalla folie à deux, il disturbo psicotico condiviso che lega indissolubilmente Arthur e Lee, mentre le strade di Gotham City evocano all’ennesima potenza l’assalto a Capitol Hill del 2021. “Lasciate ogne speranza voi ch’intrate” appunto, ma non azzardatevi più a considerare il cine-fumetto come un sotto-genere adolescenziale.
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Il primo Joker è ovviamente un prerequisito fondamentale, ma le radici di entrambi i film sono in Re per una notte (1982) di Martin Scorsese.