Venezia 81 – Apocalypse in the Tropics

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Apocalypse in the tropics
Le candidat à la présidence Luiz Inacio Lula da Silva participe à un événement de campagne avec des dirigeants et des partisans évangéliques à Sao Paulo, au Brésil.

IL FATTO: Apocalypse in the Tropics è un’indagine sulle forze che hanno portato alla vittoria di Bolsonaro nella corsa presidenziale in Brasile e al progressivo abbattimento di uno stato che si potesse davvero definire democratico. Un’analisi dei tempi contemporanei, seguito del documentario candidato all’Oscar The Edge of Democracy.

L’OPINIONE: il lavoro di un documentarista è sempre meritevole, perché permette attraverso il cinema di conoscere parti di mondo, situazioni, storie che spesso non trovano spazio sui mezzi di comunicazione e negli spazi mainstream. Ci sono poi dei film che vanno anche oltre, analisi attente delle dinamiche di un mondo che cambia, ultimamente quasi sempre in peggio, svelando anche complotti e ipocrisie mascherate da fedi e dogmi incrollabili.

La regista brasiliana Petra Costa ha negli ultimi dedicato il suo lavoro a un’analisi attenta di quello che è successo nel suo paese a livello, una storia in cui è coinvolta anche personalmente per ragioni di famiglia. Figlia di due attivisti politici di sinistra, Costa è anche la nipote di Gabriel Donato de Andrade, uno dei personaggi chiave dello scandalo che portò all’impeachment e alle dimissioni della presidente Dilma Roussef nel 2016. Tutte cose raccontate nel magnifico documentario The Edge of Democracy, non a caso candidato all’Oscar per il miglior documentario, un destino che potrebbe avere questo Apocalypse in the Tropics, che analizza le conseguenze di quella crisi istituzionale che ha favorito una nuova forza di insinuarsi nella già fragile democrazia brasiliana.

Il film racconta l’ascesa di Jair Bolsonaro

Fino alla presidenza del Brasile, nel 2019, per arrivare fino alla sconfitta nelle successive elezioni presidenziali contro il finalmente libero ex presidente Lula e la sommossa dei sostenitori del presidente uscente con l’assalto alla sede del parlamento federale a Brasilia. Dietro tutto questo c’è un solo uomo, Silas Malafaia, telepastore evangelico a capo della Assembleia de Deus Vitória em Cristo, chiesa pentecostale che può contare su un seguito tale in Brasile da poter spostare il destino stesso della nazione. Costa ha potuto avere accesso a tutti i protagonisti della vicenda, incentrando il film sulla figura di Malafaia, uomo affascinato dal potere e dalla telecamera, che non ha avuto problemi a rilasciare una serie di lunghe interviste alla regista, diventate poi la spina dorsale del film, affiancate a quelle di Bolsonaro e Lula.

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Da quest’indagine esce fuori un quadro agghiacciante, un paese destabilizzato e manovrato da forze oscure e retrograde, capaci di decidere la più alta carica di una delle nazioni più grandi del mondo e manovrare l’uomo che hanno portato fino a quello scranno come una marionetta. Apocalypse in the Tropics è un documento eccezionale, Costa svela questa tragica truffa attraverso la forza delle immagini e delle parole, e l’intento è naturalmente quello di mettere in allerta chi sta correndo lo stesso rischio. Un film che arriva in un momento importantissimo, alla vigilia delle presidenziali americane più importanti di sempre e con una situazione politica internazionale fragilissima e sempre più tesa al populismo e a un conservatorismo becero. Un film assolutamente da vedere.

SE VI È PIACIUTO APOCALYPSE IN THE TROPICS GUARDATE ANCHE: le opere precedenti di Petra Costa, Elena e Olmo e il gabbiano, riflessioni sull’arte e sull’essere donna di grande profondità.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
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