Venezia 81 – El Jockey

0
El Jockey

IL FATTO: Remo Manfredini è un fantino leggendario, ma ormai votato all’autodistruzione, che sta facendo fallire anche il rapporto con Abril, anche lei fantina e futura madre del loro bambino. Quando sta dominando la corsa più importante della sua carriera, Remo ha un tremendo incidente, o forse è un deliberato tentativo di suicidio. Fatto sta che dopo essersi svegliato dal come, fugge dall’ospedale. E va in cerca di sé stesso.

L’OPINIONE: Luis Ortega fa parte di quella nidiata di giovani talenti che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei 2000 hanno riportato in alto il cinema argentino. Ortega lo ha fatto, negli anni, lavorando molto sui generi, sia al cinema che in televisione. A sei anni dal suo ultimo lungometraggio, El Angel (in Italia distribuito da Movies Inspired con il titolo L’angelo del crimine) eccolo tornare e conquistarsi addirittura il concorso veneziano. Con merito, perché nel bene e nel male El Jockey è un film che non lascia indifferenti. La storia di Remo Manfredini è raccontata per quadri e sensazioni, con una narrazione libera, anarchica, ma al tempo stesso ingabbiata in una composizione visiva rigorosa ma anche pulsante come fosse materia viva.

Merito della fotografia di Timo Salminen

Collaboratore di fiducia da molti anni di Aki Kaurismaki, delle scenografie di German Naglieri e della fisicità ipnotica del protagonista, il bravissimo Nahuel Pérez Biscayart (mentre scriviamo è in corso la Mostra del cinema di Venezia, dove è senz’altro da considerare uno dei favoriti per la Coppa Volpi). È una creatura vivente El Jockey, dalle molte vite, ricco di passioni, erotico a tratti, pur senza mostrare, ma c’è più peccato nei corpi di Úrsula Corbero e Mariana Di Girólamo (la prima la Tokio de La casa di carta, la seconda indimenticabile Ema per Pablo Larrain) che completamente coperti appena si sfiorano, che nell’ultima stagione cinematografica tutta.

LEGGI ANCHE: Sesso e psicanalisi, al tempo di Venezia 81 

Spiazzante, senz’altro, Ortega imbocca delle strade perdute e lo fa per trovare sé stesso. Ci riesce, e anche se molte sono le cose su cui si potrebbe sindacare o discutere, la sensazione alla fine della visione, che accompagna oltretutto a lungo e cresce nel tempo, è che di canoni estetici e stilistici da rispettare ogni tanto ce ne si possa anche scordare, per godersi il viaggio e l’esperienza. Talvolta, bisogna morire per rinascere. Anche da spettatori.

SE VI È PIACIUTO EL JOCKEY GUARDATE ANCHE

Le parole sono importanti, diceva qualcuno. Qui sopra ne ho messe due una di seguito all’altra che compongono il consiglio di oggi. Se le riconoscete, affrettatevi a vederlo.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
venezia-81-el-jockey-recensioneIL FATTO: Remo Manfredini è un fantino leggendario, ma ormai votato all’autodistruzione, che sta facendo fallire anche il rapporto con Abril, anche lei fantina e futura madre del loro bambino. Quando sta dominando la corsa più importante della sua carriera, Remo ha un tremendo...