Nada Riyadh e le ragazze coraggiose di The Brink of Dreams

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Ayman El Amir e Nada Riyadh, The Brink of Dreams

Premiato al 42° Torino Film Festival (ex aequo) con il Premio speciale della Giuria dopo aver conquistato L’Oeil d’or per il miglior documentario all’ultima Semaine de la critique di Cannes, The Brink of Dreams di Ayman El Amir e Nada Riyadh continua la sua strada. Iniziata proprio sotto la Mole – ai tempi della vittoria del TFL Audience Design Fund 2024 del TorinoFilmLab – e ancor prima, con il lungo lavoro fatto dai due registi con le loro protagoniste: Magda Masoud, Haidi Sameh, Monika Youssef, Marina Samir, Myriam Nassar, Lydia Haroun e Youstina Samir.

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Un gruppo di giovani donne coraggiose, unite dalla comune passione per il teatro e l’espressione di sé al punto da sfidare convenzioni e pregiudizi della società egiziana senza conformarsi alle limitazioni imposte dalla famiglia, dalla religione e dall’economia. Un viaggio di auto-scoperta, nel quale le ragazze si sono mostrate (quasi sempre) con spontaneità all’occhio della macchina da presa dei due documentaristi, come ci racconta la stessa Riyadh, ripercorrendo l’esperienza fatta.

Una delle cose più difficili nel fare questo film è stato non interferire o dare consigli nel vedere un personaggio prendere decisioni che ti spezzavano il cuore“, come nel caso del fidanzato di Haidi (“una specie di maschio alfa del villaggio, piuttosto tossico, siamo molto contenti che lei abbia deciso di chiudere quella relazione“), svela la regista, quest’anno al TFL come giurato del Productions Award. “Il programma di Audience Design del TorinoFilmLab cui abbiamo partecipato ha influito molto sulla strategia di distribuzione del film e molto del lavoro fatto a Cannes e le attività alternative realizzate intorno all’uscita sono state fatte con il supporto del TorinoFilmLab Audience Design Program, dal portare le ragazze sulla Croisette, dove hanno anche fatto una performance di strada, alle presentazioni col pubblico organizzate per l’uscita in sala. E il nostro è stato il primo documentario ad avere un’uscita commerciale al cinema in Egitto. È stato un grande passo per noi“.

The Brink of Dreams

Avete passato molto tempo con queste ragazze, ben oltre le riprese…
Le riprese sono durate un po’ più di quattro anni, ma le ho conosciute nel 2016. All’epoca lavoravo con molti istituti femministi che sostenevano in aree remote le donne artiste e le ho incontrate per la prima volta mentre si esibivano in un villaggio vicino al loro. Erano impressionanti, e coraggiose. Ho presentato loro Ayman e, nel corso degli anni, ogni volta che ci trovavamo nei paraggi, le contattavamo per vedere cosa stavano facendo, fino a che nel 2018 ci hanno chiesto di proiettare nel loro villaggio il nostro precedente film, Happily Ever After, ed è stato interessante. Avevano così tante domande sul cinema, credo lo vedessero come uno strumento per esprimersi e da lì è nata l’idea.

Avete lasciato che si esprimessero, essendo il vostro presentato come un documentario, o le avete dirette in qualche modo?
Non mi piacciono molto le classificazioni, lo chiamerei semplicemente “film”, anche perché volevamo che fosse uno scambio e un’opportunità, non solo per filmare le persone, ma anche per sostenerle artisticamente. Nel corso degli anni, abbiamo fatto molti laboratori con loro, di musica, teatro, teatro di strada, nella quella piccola sala prove che si vede sullo schermo, e abbiamo iniziato a filmarci mentre facevamo tutto questo. E a scrivere sulle loro esperienze personali, sull’ambiente circostante e sulle loro famiglie. Che ci hanno presentato e con le quali, con il tempo, siamo riusciti a costruire un rapporto di fiducia molto forte. Non c’era nulla di programmato, semplicemente passavamo molto tempo con loro senza filmarli, e poi li riprendevamo. All’inizio succedeva spesso che la realtà ci sorprendesse, ma poi è diventato come se potessimo prevedere cosa sarebbe successo. O siamo diventati molto bravi ad adattarci a quello che  accadeva… Per il primo anno il materiale era sostanzialmente inutilizzabile, perché guardavano molto la macchina da presa e recitavano, ma superato quel periodo le persone hanno iniziato ad annoiarsi e si sono dimenticate della nostra esistenza e hanno solo vissuto le loro vite.

Nel film le vediamo affrontare il loro mondo, è cambiato nel frattempo il contesto di quella società?
Ricordo che all’inizio ciò che ci metteva in crisi di queste ragazze era la loro libertà, il fatto che facessero cose come occupare lo spazio pubblico e proclamare le loro idee anche in maniera piuttosto inconsapevole, delle conseguenze, come se si rifiutassero di riconoscere le limitazioni e le restrizioni che le circondavano. E credo che sia questo che ci ha attirato all’inizio. Ma abbiamo notato che, man mano che le ragazze crescevano, diventavano molto più consapevoli di queste restrizioni, come se la realtà cominciasse a farsi sentire con l’età, come se non fossero più bambine che potevano giocare, ma dovessero trovare il modo di esistere nella loro comunità. Hanno lottato con questo crescendo, e credo che quello che hanno fatto le abbia rafforzate, a prescindere da come diventeranno da grandi. Prenderanno strade diverse, ma l’esperienza della strada, della creatività e di dire la propria opinione non potrà mai essere tolta loro. E non solo a loro, visto che sicuramente hanno determinato un cambiamento nel loro villaggio e nel ruolo che hanno le donne nel villaggio, che non può essere annullato.

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Su cosa si sta concentrando al momento?
Attualmente sto producendo il nuovo film del mio co-regista, Ayman El Amir, che si intitola “A pair of shoes in a dark corner of the moon“. Non sarà un documentario e si svolgerà in parte nello stesso villaggio, ma questa volta parleremo di ragazzi e dei loro sogni.

 

 

The Brink of Dreams, trama

In un remoto villaggio nel sud dell’Egitto, un gruppo di ragazze decide di sfidare le convenzioni, fondando una compagnia teatrale di strada, tutta al femminile. Sognano di diventare attrici, ballerine e cantanti, sfidando le loro famiglie e i compaesani con esibizioni inaspettate.Girato nell’arco di quattro anni, The Brink of Dreams le segue dall’infanzia all’età adulta, mentre affrontano le scelte più cruciali della loro vita.