Prossimamente sarà la vergine Maria di La versione di Giuda di Giulio Base (e in Emperor di Lee Tamahori), ma in passato l’abbiamo vista in Lucía y el sexo e La masseria delle allodole di Paolo e Vittorio Taviani, nel Vallanzasca di Michele Placido o in Parla con lei e Gli amanti passeggeri di Pedro Almodóvar, tappe di una carriera lunga e ricca che oggi Paz Vega mette a frutto nella sua prima esperienza da regista in Rita. Un debutto ospitato dalla Festa del Cinema di Roma, dove il film arriva in anteprima ad accompagnare la consegna all’attrice spagnola del Womenlands Excellence Award (assegnato anche a Rossy de Palma e Matilda De Angelis).
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Un riconoscimento che Alice nella città assegna alle eccellenze femminili, italiane e internazionali, per mettere in luce un nuovo ruolo della donna nella società contemporanea e per il quale è stata scelta Paz Vega con la sequente motivazione: “per il contribuito che, sull’onda di colleghe come Penelope Cruz e Salma Hayek, ha dato nel ridisegnare il profilo delle donne ispaniche a Hollywood”. Oltre, indubbiamente, alla felice ‘coincidenza’ di aver realizzato un racconto sulla violenza di genere, visto attraverso gli occhi di una bambina di 7 anni, ambientato nella sua città di nascita, la Siviglia del 1984.
Dove vive la Rita del titolo, con il fratellino Lolo, di 5 anni, e i suoi genitori, una famiglia modesta vista in un’estate che fatica a iniziare e durante la quale tutto il paese è in fermento per l’Europeo di calcio, dove la Spagna ha raggiunto i quarti di finale. Rita sogna di andare al mare e fa nuove amicizie, mentre l’atmosfera entro le quattro mura di casa è sempre più tesa e pesante, e i vicini fanno finta di non vedere…
Definisce Rita una “piccola eroina” e il film una “personale lettera d’amore al coraggio dell’innocenza”, perfetto per Alice nella Città, no?
Dopo Locarno, l’ho presentato di fronte a un pubblico di ‘giovani adulti’. È un film duro, ma credo sia anche molto educativo, in un certo senso ti insegna che ci sono comportamenti che non possono essere accettati. Sono felice di averlo portato ad Alice, che mi ha anche consegnato un premio che mi rende molto felice, perché penso che tutto ciò che ha a che fare con il sostegno al lavoro delle donne nell’industria sia buono e necessario.
E non solo nell’industria, a vedere il pubblico di Alice nella Città
Sì. Il mio messaggio era quello di suscitare una riflessione nel pubblico che vede il film, e di contribuire con il mio granello di sabbia. Nella speranza che a poco a poco si riesca ad eliminare questo problema della nostra società.
Nel racconto, la sua Siviglia, ma non esattamente, giusto?
Il film non è biografico, la parte della violenza o di ciò che accade in quella famiglia non è la mia storia, ma dove vivono, tutto il resto, sì. Il padre di rita è un tipo di uomo molto riconoscibile, ne vediamo in giro, ma non mi sono rifatta a una storia precisa. Mi sono ispirata a situazioni diverse, ho parlato con molte donne che hanno subito maltrattamenti e mi hanno raccontato le loro storie, e ho composto il mio puzzle.
C’è voluto tempo… tre anni?
No, di più, otto! Tutto è iniziato dall’idea di voler fare la regista. Volevo dirigere, C’è stato un momento in cui mi sono sentita pronta a dirigere e avevo in mente questa storia, che volevo raccontare attraverso gli occhi dei bambini. Da quel momento ho iniziato a muovermi, ho trovato la produzione, ma alla fine è stato comunque difficile.
Un film, come si dice, girato ad altezza di bambino, ma soprattutto ricco di luce, soprattutto quando Rita è in scena
Sì, sono scene molto luminose, perché per me è anche un omaggio alla mia infanzia o all’infanzia che hanno vissuto quelli della mia età. Siamo stati bambini felici, pur con i nostri problemi, bambini che vivevano per strada, che giocavano, che apprezzavano le piccole cose: avevi un giocattolo? ma eri felice di quel giocattolo. Ora i bambini hanno tutto e si annoiano, non sanno come divertirsi.
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Non sarà il primo film religioso in cui ti vedremo, ma presto sarai Maria nel film di Giulio Base. Che Maria sarà la vostra?
Una Maria molto tradizionale, ma con una grande forza, una madre coraggio. Abbiamo girato in Calabria, quest’estate, ma ancora non ho visto nulla del film. Da quello che ho potuto vedere sul set, ci sono dei personaggi molto belli, molto ben ricreati, e situazioni e immagini molto forti. Si è già parlato della Passione, l’abbiamo già vista, ma credo che Giulio abbia dato una svolta diversa, la vedremo da un’altra prospettiva, sarà molto interessante. Sono molto curiosa.