Quentin Tarantino contro Griffith: “se certe persone non fossero nate…”

Il regista si concede al pubblico alla Festa del Cinema di Roma

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Quentin Tarantino a Roma

E’ il Quentin Tarantino Day alla Festa del Cinema di Roma, atteso e acclamato il regista di C’era una volta a… Hollywood risponde alle domande della stampa in attesa dell’Incontro Ravvicinato organizzato in occasione della consegna del Premio alla Carriera che il festival capitolino ha scelto di assegnargli. Si va dalla sua scelta di espandere l’universo creato per il suo ultimo film alle riflessioni sul cinema del passato, proprio e altrui, fino al futuro più personale. Apertissimo, per quanto riguarda il tanto chiacchierato sequel di Kill Bill, e con una certezza: suo figlio Leo.

Quentin Tarantino sul feticismo per i piedi delle sue attrici, e altro

“Sono cresciuto leggendo libri che erano basati su film, che spesso non avevo nemmeno visto, mi piacevano tantissimo. E ho pensato che sarebbe stato divertente fare un libro a partire da un mio film. Inizialmente avevo pensato di partire da Le Iene, ma dopo i primi capitoli mi son chiesto che senso avesse. C’era una volta a… Hollywood era andato talmente bene che ho pensato che sarebbe piaciuto. Anche perché la ricerca fatta sui personaggi e tutti gli elementi che non avevo incluso nel film avrebbero permesso di imparare qualcosa di più sulla carriera del Rick Dalton di Leonardo DiCaprio o il passato del Cliff di Brad Pitt o sulla Sharon Tate di Margot Robbie”.

Ma in generale, sempre, il suo processo creativo parte dalla pagina scritta: “La prima fase è solo letteraria. Quando scrivo un film, penso solo alla pagina su cui sto scrivendo, ai personaggi. E’ importante che siano loro a prendere il comando, a dirmi che direzione prendere. Conta solo scoprire la storia, solo dopo, quando vado sul set e inizio a girare, penso a scegliere le inquadrature, se fare uno split screen o un inseguimento, ad aggiungere elementi cinematici, insomma”.

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Ed è proprio parlando dei suoi personaggi, e quale sarebbe quello che preferirebbe frequentare davvero, che Tarantino va in crisi. Si sa che da sempre il regista ha un occhio di riguardo per Jackie Brown, ma per il resto è davvero difficile scegliere. “Si tratta di capire che anche se mi piacciono i miei personaggi, non è detto che siano tipi con i quali uscirei – spiega. – Ad eccezione di C’era una volta a… Hollywood non ho mai creato un mondo nel quale mi piacerebbe abitare”.

La conclusione è duplice, tra passato e futuro. Il regista si infervora quando viene sfidato a pensare a chi ucciderebbe se potesse farlo senza conseguenze, o quale film cancellerebbe dalla storia, per Tarantino il Nascita di una nazione di David Griffith. “Non ucciderei nessuno, ma ci sono persone che se non ci fossero state non sarebbe stata una grande perdita – dice, prima di spiegare perché. – Come tanti, ho un grosso problema con quel film, per il suo razzismo, ma soprattutto perché ha portato alla rinascita del Ku Klux Klan negli Stati Uniti. Se avessero giudicato Griffith a Norimberga, o almeno secondo i principi di quel processo, credo lo avrebbero dichiarato colpevole”.

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Un brivido attraversa la platea quando parlando del figlio Leo si lascia sfuggire un “arrivato verso la fine della mia carriera” che fa ripensare tutti alle notizie circolate negli ultimi tempi. Per fortuna una speranza c’è, e dopo essersi schierato contro il partito di quanti pensano che il cinema sia morto (“ho una sala a Los Angeles, il New Beverly, e da quando abbiamo riaperto dopo la pandemia ha avuto una affluenza incredibile. Tanto che ne ho acquistata un’altra!”) ha risposto senza escludere niente a chi chiedeva aggiornamenti sull’ipotizzato Kill Bill 3, “non so quale sarà il mio prossimo film, potrebbe anche essere quello”.