Stephen Frears a Roma, dalla Thatcher a The Queen: «prendetevela con i più grossi!»

La masterclass del regista segue l'anteprima di The Lost King

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Stephen Frears alla Festa del Cinema

Dopo aver presentato il suo ultimo The Lost King, la Festa del Cinema di Roma ospita il regista Stephen Frears, protagonista dell’incontro di domenica 16 ottobre. È lui l’Absolute Beginner di giornata, chiamato a parlare del proprio cinema e del My Beautiful Laundrette – Lavanderia a gettone che nel 1985 fu tra i titoli che diedero il via al movimento della British Renaissance cinematografica e favorirono l’esplosione del talento di Daniel Day-Lewis, tra i protagonisti di quella pietra miliare. Alla quale – in cinquant’anni di carriera – sono seguiti film di ogni genere, (quasi) tutti amatissimi, come hanno sottolineato i continui scrosci di applausi della platea entusiasta, e corrisposta dallo stesso Frears, che ha chiesto sornione: “Posso portarmi a casa questo pubblico?”.

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Un film a basso budget divenuto un grande successo, un film impegnato che la spinse fino a Hollywood…
Non è stato un film pensato per avere quel successo, ma certo, guardando indietro e ripensandoci, radunava una grande sceneggiatura, il musicista più famoso del mondo (Hans Zimmer, ndr) e un attore come Daniel. Lui era un ragazzo della middle class, ma se vuoi qualcuno che faccia la parte di un proletario devi scegliere qualcuno dell’alta borghesia! Sono stato decisamente fortunato, su tutto! Tutto ha funzionato, sin da quando abbiamo deciso di farlo a partire dallo script di Hanif Kureishi. Dovevamo farlo in quel momento, e per miracolo ci siamo riusciti. E con sole 500mila sterline. In fondo non abbiamo dovuto costruire niente, abbiamo sfruttato un negozio di verdure come location principale. Abbiamo solo tolto frutta e verdure e ci abbiamo messo una lavanderia. È stato tutto semplice.

Dopo sono venuti Prick Up – L’importanza di essere Joe e Sammy e Rosie vanno a letto, sa che viene definita come ‘Trilogia Anti-Thatcher’?
Ma perché dobbiamo parlare di una cosa così triste, come la Thatcher? Vedendo oggi Liz Truss viene da chiedersi come mai nel Regno Unito abbiamo tanti Premier pessimi. Non avevo pianificato una trilogia, ma retrospettivamente c’è una sorta di connessione tra quei tre film. Per i temi e per i protagonisti, donne e omosessuali, erano simboli dell’opposizione, era un attacco al governo e alla sua tremenda politica.

Quello di Karel Reisz e Lindsay Anderson è un cinema di cui si sente debitore?
Sono stati entrambi due uomini straordinari, e impegnati, è stato un grande privilegio per me conoscerli e scoprire quella mentalità indipendente, di opposizione. Ma loro venivano dal neorealismo italiano, da Visconti e De Sica, c’è una specie di linea che ci lega… Fermo restando che amo tantissimo la Holllywood più classica, sono cresciuto con quel cinema, i western, oltre al cinema europeo, tutti loro mi hanno fatto il lavaggio del cervello.

Ma ne è soddisfatto?
Hollywood è un posto interessante, e complicato. Ero andato lì per le Relazioni pericolose, e poi Scorsese mi ha voluto per Rischiose abitudini nel 1990, ma poi il successivo Eroe per caso – con Dustin Hoffman e Geena Davis – era un film degli Studios, una situazione completamente diversa. Un sistema che non funziona, per me. È come fare un film al circo. Ho sbattuto contro un muro, pensavo di fare una commedia alla Frank Capra, ma è stato un disastro. So che in Italia è anche andato molto bene, ma negli Stati Uniti no, e da quelle parti non interessa molto quel che succede in Italia.

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Dopo gli ‘irlandesi’ The Snapper e Due sulla strada, però è tornato negli Usa, a Chicago per Alta fedeltà… Perché tifoso dell’Arsenal?
L’Arsenal è il top! Numero 1! Ma in quel caso fu lo stesso John Cusack a chiedermelo. Perciò lo facemmo a Chicago, anche se il libro è ambientato a Londra. Ma il film lo ricordo più per la presenza travolgente di Jack Black che per il cameo di Bruce Springsteen, era molto nervoso, il mio compito è stato principalmente di calmarlo.

Oggi siamo di nuovo a Leicester, la sua città natale, per The Lost King
È stata una vendetta! No, scherzo. Leicester dopo la guerra era molto noiosa, adesso è una città diversa. La storia è una storia vera, e mi è piaciuta la sceneggiatura di Steve Coogan: il problema è che il Riccardo III è vero e proprio materiale di propaganda a favore dei Tudor, perciò ho voluto fare attaccare Shakespeare… Se vuoi prendertela con qualcuno, fai come me, prenditela con i più grossi.

Lei ha fatto un film meraviglioso sulla Elisabetta II, The Queen. Le era simpatica la regina?
Era l’unica persona nella famiglia reale che fosse di un minimo interesse, gli altri sono ridicoli. È un’istituzione chiaramente ridicola.