The Princess, il regista Ed Perkins: «Diana ci parla del nostro rapporto con le immagini»

Intervista al regista del documentario su Lady D che apre il Biografilm 2022, in uscita su Sky a fine agosto

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Diana Spencer, The Princess

The Princess, il documentario che indaga sulla vera storia di Lady Diana diretto da Ed Perkins, è il film di apertura del Bigrafilm Festival 2022. A più di vent’anni dalla sua morte, il lungometraggio, realizzato unicamente con immagini di repertorio, mostra sorprendenti aspetti della triste storia di Diana Spencer, ma soprattutto ribalta la prospettiva dell’obiettivo e rivela come doveva essere il punto di vista della principessa sul popolo che la circondava, la amava e la criticava.

The Princess sarà trasmesso su Sky Documentaries e in streaming su NOW in concomitanza con l’anniversario della scomparsa di Lady D.

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La principessa Diana rappresenta ancora oggi l’emblema di una frattura tra l’antico sistema monarchico e i pressanti cambiamenti in termini di comunicazione e cultura dell’epoca moderna. La sua storia, mutatasi da favola in dramma, continua ad affascinare il pubblico e, al di là della sua vicenda personale, la sua figura storica e la fama da lei raggiunta rappresentano il simbolo di una delle debolezze della monarchia inglese.

Il documentario, sfruttando esclusivamente parte dell’immenso materiale di archivio che riguarda la principessa del Galles, mostra aspetti non ancora del tutto esplorati di una storia tutt’oggi di grande rilievo.

Il regista Ed Perkins, intervistato da CIAK, spiega ciò che i documenti filmati e le foto rivelano di una principessa che per quasi vent’anni è stata al centro di notizie, scandali, critiche e ammirazione.

Perché ha scelto di dedicare un documentario ad una figura già così tanto esplorata nel cinema come in televisione?

Nel corso degli anni le storie che hanno parlato di Lady Diana sono innumerevoli, ma poche storie hanno adottato un approccio diverso. In molti casi hanno cercato di dare una spiegazione interiore, di andare a scavare nel suo inconscio, quasi di psicanalizzarla, per capire quali erano i suoi desideri, le sue frustrazioni, i motivi di rottura del suo matrimonio e i traumi subiti durante la sua infanzia. Ma, in questa moltitudine di narrazioni sulla principessa, mancava qualcosa che spiegasse in che modo la sua parabola esistenziale ci dice di noi. Ho tentato di girare la telecamera che lei aveva sempre puntata addosso e ho provato puntare il suo sguardo su di noi. Questa operazione ci pone di fronte ad una serie di quesiti scomodi rispetto a quello che è il nostro rapporto con la visibilità e il nostro desiderio di consumare sempre più immagini delle celebrità”.

Recentemente anche il regista Pablo Larraín ha dedicato un suo film, Spencer, alla figura di Lady Diana. Lo ha visto?

Sì, ho visto il film ed è stato piuttosto spiazzante. Avevo trascorso i mesi precedenti a lavorare ore e ore ai materiali di archivio per costruire il mio documentario e il fatto di vedere un’attrice, per quanto straordinaria come Kristen Stewart, interpretare il ruolo di Diana mi ha sorpreso. Tuttavia, il focus posto da Pablo Larraín è diverso dal nostro, perché la sua attenzione si concentra su un weekend in particolare e cerca di entrare nella mente di Diana. Mentre noi spaziamo su due decenni, da quando lei entra in scena a 19 anni fino alla tragica notte di Parigi. Ma credo che tutti e due i film mostrino il motivo per cui siamo sempre così fortemente attratti da lei: c’è ancora da dire su Lady Diana”.

Come ha selezionato l’enorme materiale di archivio disponibile sulla principessa per realizzare il suo documentario?

È stata la grande sfida del film. Diana amava molto essere filmata e fotografata e non si è mai sottratta ai media in vent’anni e quindi esiste un’enorme quantità di girato e di immagini su di lei. Ho trascorso per molti mesi dalle 8 alle 10 ore al giorno a scrutare questo materiale soprattutto cercando piccoli movimenti impercettibili che nascondessero un’inflessione del tono della voce, una sorta di linguaggio corporeo che fosse sfuggito prima e che in realtà fosse un indizio rivelatore di come lei era davvero. Era come se si fosse trattato di una diva del cinema muto. Aveva questa enorme capacità di proiettare pubblicamente la sua vita privata. In mezzo a ore e ore di filmati che non dicevano nulla, ho cercato quello sguardo, quel frammento di immagine e quella smorfia che ci permettesse di costruire una storia, una struttura narrativa. Naturalmente il lavoro straordinario è stato anche fatto da due montatori, che sono riusciti a creare una struttura narrativa complessa che mi auguro sia accattivante”.

Dopo tutto questo lavoro, chi è per lei la principessa Diana?

Quando trascorri un paio di anni di vita esplorando una storia, normalmente ti senti come se fossi davvero riuscito a conoscerne il protagonista. Io non ho mai incontrato Diana quando era viva, ma, anche dopo due anni di studio del materiale, ancora non mi sento di conoscerla veramente. C’è in lei qualcosa di enigmatico. Lei è un enigma e forse questa è una delle ragioni per cui così tante persone erano attratte da lei. È come una tela su cui noi tutti possiamo proiettare le nostre personali speranze, i nostri sogni e paure e forse questa era una delle sue più grandi qualità: era capace di essere molte cose diverse per molte persone diverse”.