Con la conclusione del 49° Toronto International Film Festival, come sempre i bilanci seguono il momento dei verdetti e dei premi, soprattutto nel caso di manifestazioni come quella canadese, nella quale il concorso è un concetto meno netto che in altre e il valore dei film si stabilisce nei mesi successivi, soprattutto per quelli impegnati nella cosiddetta corsa agli Oscar.
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E con il premio principale del TIFF 2024 – ovviamente del pubblico – andato a The Life of Chuck di Mike Flanagan (davanti a i cannensi Emilia Pérez di Jacques Audiard e Anora di Sean Baker), quello dei documentari a The Tragically Hip: No Dress Rehearsal di Mike Downie e il People’s Choice Midnight Madness Award a The Substance di Coralie Fargeat, è sicuramente interessante scoprire quali sono stati i 10 migliori film visti al Bell Lightbox e nelle altre sale della città. Anche perché tra loro spicca la presenza del Queer del nostro Luca Guadagnino (e di altri quattro titoli presentati in anteprima a Venezia 81).
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Una top ten nella quale avrebbero meritato figurare anche Eden di Ron Howard, descritto come “il film più cupo e contorto della sua carriera“, The Luckiest Man in America di Samir Oliveros, con un incredibile Paul Walter Hauser triste concorrente di un gameshow, e l’originale Piece by Piece di Morgan Neville, su Pharrell Williams.
I 10 migliori film del Toronto Film Festival TIFF 2024:
Aprile di Dea Kulumbegashvili (dal Daily di Venezia 81)
The Brutalist di Brady Corbet (la recensione)
Queer di Luca Guadagnino (con Daniel Craig a Venezia 81)
La stanza accanto di Pedro Almodovar (la recensione)
Babygirl di Halina Reijn (la recensione)
Conclave di Edward Berger (il trailer)
Presence di Steven Soderbergh (il trailer)
Saturday Night di Jason Reitman (il trailer)
Friendship di Andrew DeYoung (tra i film più attesi)
e l’Hard Truths di Mike Leigh, incredibilmente rifiutato da Cannes e Venezia Venezia sebbene definito come “uno dei film più modesti e privi di trama della carriera dell’iconico regista britannico“, ma anche “il suo miglior film dopo Another Year del 2010“. Con una vulcanica Marianne Jean-Baptiste nei panni della donna di 60 anni protagonista, tanto arrabbiata con il mondo da tenerci incollati allo schermo.