Patti Smith, icona rock (“io però sognavo di diventare una cantante d’opera”, ha confessato lei) scrittrice, pittrice, musicista e fotografa, si è esibita in una performance multimediale all’insegna della poesia e del cinema, in una celebrazione dell’arte che ha accomunato le icone dipinte da Andrej Rublëv al cinema di Andrei Tarkovsky (che sul pittore ha realizzato un film nel 1966), la divina Callas diventata Medea per Pasolini e lo stesso Pasolini nel film a lui dedicato da Abel Ferrara.
L’evento di Isola Edipo e Giornate degli Autori, organizzato durante la 81. Mostra Internazionale di Cinema di Venezia, in collaborazione con Fondation Cartier Pour l’Art Contemporain, si è tenuto all’interno della sezione Cinema dell’Inclusione tra visione e formazione.
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Patti Smith era accompagnata da Stephan Crasneanscki (Soundwalk Collective), per questo viaggio audiovisivo partito da Correspondences, il progetto musicale al quale hanno collaborato da anni e che nasce in modo decisamente atipico.
Crasneanscki registra soundscapes e frammenti sonori in diverse parti del mondo poi, dopo averli editati e montati, li fa ascoltare a Patti Smith che, sull’onda emotiva di quei suoni, compone poesie. Alla fine del processo sono aggiunte le immagini proiettate alle spalle degli artisti durante l’esibizione.
Dalla registrazione del 2018 dei suoni di un monastero di Mosca durante la Pasqua nasce così l’omaggio ad Andrej Rublëv, di cui vediamo proiettate alcune icone; dal suono dell’acqua del Mar Nero, delle montagne al confine tra Georgia e Cecenia e dalle comunicazioni tra imbarcazioni intercettate da sette scanners sintonizzati su altrettante frequenze, c’è il tappeto sonoro su cui Patti Smith rende omaggio alla figura di Medea, mentre sullo schermo appaiono sequenze tagliate e solarizzate del film di Pasolini. Dalle registrazioni sul set romano del Pasolini di Abel Ferrara, anche queste accompagnate da immagini tagliate e solarizzate del film e del set, infine, Patti Smith recita una trascinante interpretazione dell’arrivo nell’Aldilà di Pasolini, già pronto a girare con un budget illimitato il suo film mai fatto.
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Alla fine di questa performance di oltre un’ora Patti Smith, a confermare la propria passione pasoliniana, ha cantato a Cappella un omaggio alla Vergine Maria, mentre sullo schermo scorrevano le immagini de Il Vangelo secondo Matteo (1964) perché quello “è stato il film con cui ho scoperto il regista”.