I 10 FILM SENZA I QUALI NON È NATALE: TANTI AUGURI DA CIAK!

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Natale è anche un bagliore di schermo che si accende in famiglia, o da soli sul divano dopo il pranzo a otto portate, per rivivere film che accendono ancor di più il sentimento delle feste. Di solito, ognuno ha “il suo film di Natale” scelto con criteri assolutamente soggettivi. E allora, per festeggiare insieme, vogliamo condividere con voi i nostri, a partire dal film di Natale del direttore di Ciak Piera Detassis: l’intramontabile Mary Poppins, re della programmazione televisiva di fine dicembre. Ecco cosa guarderemo noi di Ciak il 25 dicembre: fateci compagnia.

E Buon Natale a tutti!

LUCA BARNABÉ

Gremlins (1984) di Joe Dante

La fantasia unica, sovversiva e “de genere” di Joe Dante al suo meglio. Tra iconoclastia, che distrugge la melassa natalizia, e guizzi di dolcezza mai stucchevole grazie alla bizzarrìa del piccolo Gizmo. Dante (Joe) innesta gli stilemi del cartoon a un racconto di Natale in chiave horror. Frulla Frank Capra, lo spirito libertario e anarchico dei Looney Tunes, Biancaneve e i sette nani, effetti speciali strepitosi per l’epoca,  e le fiabe cupe – con morale – di Ai confini della realtà. Dice molte più cose sull’uomo e sul Bene e il Male di quanto non sembri nella sua apparenza pop. Non guardatelo dopo mezzanotte.

EMILIANO DAL TOSO

Una poltrona per due (1983) di John Landis

Una poltrona per due, diventato per le nostre televisioni il cinepanettone americano per eccellenza, è il graffio punk di John Landis al sistema economico occidentale: una sceneggiatura clamorosa, dove le differenze sociali vengono abbattute, i banchieri sono sodomizzati da gorilla, e un maggiordomo, una prostituta e un homeless ribaltano i meccanismi del sadismo sociopolitico. La lievità, la forza pop di una comicità contenitirice di gags rivoluzionarie e beffarde sono la spina dorsale di un capolavoro in cui l’irrefrenabile continuità di numeri comici costruiti su motivi classisti e razziali appare ancora oggi senza eguali, in equilibrio tra demenzialità e sarcasmo. Un classico, ma non come tutti gli altri: il Natale di Una poltrona per due è quello più anarchico possibile.

ALESSANDRA DE LUCA

La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra

Troppo vecchio? Decisamente scontato? Va bene, e allora? Lo sono anche l’abete addobbato e il presepe, le luminarie e le Jingle Bells, eppure senza di loro non è Natale. Un film da vedere sul divano il 26 dicembre, con una tazza di te caldo in mano, quando la frenesia delle feste si è placata e quel piccolo miracolo che tocca in sorte a James Stewart sotto una nevicata di cornflakes dipinti di bianco ti fa già rimpiangere la vigilia appena trascorsa. Un film ancora attuale (era il preferito di Capra, un flop nel 1946 nonostante 5 candidature all’Oscar), su crisi economiche, manovre criminali di finanzieri senza scrupoli (qui c’è il signor Harry Potter!) e il bisogno di un paio di ali che vengano a salvarci dall’orlo del baratro.

ELISA GRANDO

Love Actually (2003) di Richard Curtis

Natale è prima di tutto amore: nel film di Richard Curtis lo ritroviamo declinato in dieci varianti trasversali, da quella passionale all’amicizia, dalla complicità tra padri e figli acquisiti agli scoppi di sentimento fra datori di lavoro e dipendenti. Love Actually “fa Natale” anche perché è ricco come la tavola delle feste di un cast all stars, quasi alla Robert Altman: Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Keira Knightley, Bill Nighy, Liam Neeson, Laura Linney, Alan Rickman. Infine, a Natale è bello assistere a una delle scene più romantiche della storia del cinema (quella di Mark/Andrew Lincoln che snocciola il suo amore impossibile per Juliet/Keira Knightley facendole leggere dei cartelli sulla porta di casa) ma mi piace pensare che lo spirito delle feste sia anche l’amore meno fresco eppure radicato fra i coniugi Harry (Rickman) e Karen (Thompson): un calore di famiglia, seppur imperfetto, come il nostro Natale in questi tempi di incertezza.

VALERIO GUSLANDI

Avventure di Natale

Non amo molto le strenne Natalizie comiche italiane, spesso deludenti a parte qualche exploit passato di Aldo Giovanni e Giacomo (Tre uomini e una gamba) o il Quo vado? di Zalone dello scorso anno. Preferisco per le feste un film ricco di avventura come, sempre lo scorso anno Il ponte delle spie di Spielberg o quest’anno Sully di Clint Eastwood. E in alternativa riguardo storie ambientate nelle feste e divertenti come Una poltrona per due di John Landis o romantiche come Love Actually di Richard Curtis.

MASSIMO LASTRUCCI

John Ford x 3

Vado per centri concentrici e progressivi. Per Natale non manco mai di rivedermi un film di John Ford (cioè lo faccio spesso, ma durante le Feste in particolare, sdraiato sul divano, è il massimo). Così, per rimanere in atmosfera, riduco la scelta a tre titoli: I tre della Croce del Sud (c’è un Natale bellissimo lì!), In nome di Dio (una Natività nel deserto!), Un uomo tranquillo (perché è un Uomo tranquillo!). Alla fine scelgo quest’ultimo, perché mostra la felicità in Terra senza nascondere i tormenti, perché ci fa vedere una comunità unita e tollerante, pur distinta nell’ideologia religiosa (cattolici e protestanti). Perché John Wayne e Victor McLaglen menano cazzotti micidiali senza farsi male, tra musiche travolgenti, e Maureen O’Hara è stata la prima “femmina” di cui io mi sono innamorato ancor bambino o quasi. Lo vedo e ci verso sempre sopra lacrime belle di nostalgia e tenerezza.

ANDREA MORANDI

Mamma ho perso l’aereo (1990) di Chris Columbus

«We live on the most boring street in the the whole United States of America, where nothing even remotely dangerous will ever happen». Era il 1990, Macaulay Culkin aveva solo dieci anni e nessuno poteva immaginare che il piccolo film di cui era protagonista, Mamma, ho perso l’aereo, sarebbe diventato un blockbuster, un caso da botteghino da analizzare con un incasso di quasi mezzo miliardo di dollari. Invece le cose sarebbero andate diversamente e quel film, a ventisei anni dall’uscita, oggi è diventato un classico natalizio della cultura pop, non a caso firmato da un genio (sempre troppo sottovalutato) come John Hughes. Se potete, recuperatelo in lingua originale, vi ritroverete davanti Home Alone, con i suoi dialoghi scoppiettanti e le prove di Joe Pesci e Daniel Stern se possibile ancora più efficaci: «Kids are scared of the dark». «You’re afraid of the dark, too, Marv», è solo uno dei molteplici scambi tra i delinquenti di mezza tacca Hank & Marv, puniti severamente dal furbo Kevin McCallister, ovvero Culkin che poco dopo girò anche Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York. Si sarebbe poi perso completamente tra droghe e rehab e oggi Culkin, che ha trentasei anni, ha perfino tentato di ricominciare dalla musica con una band, i Pizza Underground, parodia dei Velvet Undergound. Se lo vedesse il piccolo Kevin chissà cosa gli direbbe…

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