15 ANNI DI “MOULIN ROUGE!”, IL MUSICAL CHE CI HA REINSEGNATO AD AMARE

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Un giovane scrittore che s’innamora di una bellissima ballerina, il teatro più seducente del mondo, un intreccio di gelosia e passione nella Parigi bohémien di fine Novecento: a Moulin Rouge! non manca niente per restare ben saldo in tutte le classifiche dei film più romantici di sempre.

Quando uscì negli Stati Uniti 15 anni fa, il 1 giugno 2001, il film di Baz Luhrmann consacrò definitivamente la carriera di Ewan McGregor e diede nuovo lustro a quella di Nicole Kidman, che usciva a pezzi dall’esperienza di Eyes Wide Shut col genio Kubrick, non girava più un film da tre anni e si era appena separata da Tom Cruise. Eppure, Moulin Rouge! aveva già allungato la sua mano romantica anche sull’umore dell’attrice, che poco dopo dichiarava: «Ricordo quel set: stavo recitando una storia d’amore e vivevo un momento difficile nella mia vita privata, ma riuscivo a pensare, proprio come insegna il film, che è meglio aver trovato l’amore e averlo perso, piuttosto che non averlo mai trovato». Perché il film è un’accorata apologia dell’amore vero, magari tragico: racconta di Christian, uno scrittore bohémien che inizia a lavorare per la compagnia del Moulin Rouge e s’innamora dell’étoile del teatro, la tubercolotica e splendida Satine, già desiderata da un Duca che lei non ama.

Moulin Rouge! segnò dunque anche l’inizio di una vera rivoluzione al cinema: l’amore sullo schermo poteva tornare ad essere barocco, strappalacrime, magniloquente ed eccessivo come nei film dell’epoca del Muto, ma era anche modernissimo grazie a quell’impasto crossover di musica pop, teatro e settima arte che è il tratto distintivo di Luhrmann. «I miei set barocchi ed epici non sono forgiati solo dalla cultura del musical hollywoodiano, ma da tutta l’opera, la letteratura e il cinema dai primi film fantastici di George Méliès alla cultura dei rave», dichiara infatti il regista.

Grazie a lui, già paladino dell’Amore con la precedente rivisitazione di Romeo+Juliet con Leonardo DiCaprio e Claire Danes, essere romantici non è più anacronistico, anzi: Luhrmann inaugura un post-romanticismo che fa venire voglia a tutto il pubblico, anche quello maschile, di essere lì sui tetti di Parigi a cantare Love Song di Elton John con Christian e Satin sotto una pioggia di cuoricini rossi. E nonostante sul momento non abbia sbancato i botteghini (57 milioni di dollari incassati all’uscita negli Usa, contro i 52 di budget), sulla lunga distanza Mouline Rouge! è diventato un vero fenomeno di culto che negli anni 2000 ha allevato una nuova generazione di adolescenti entusiasti del musical.

Perché se Moulin Rouge! è entrato nel mito, è anche grazie alla colonna sonora che frulla il repertorio rock-pop più iconico degli ultimi cinquant’anni, cantato spesso proprio da Ewan McGregor e Nicole Kidman: si va da Madonna (con le sue canzoni del periodo “blond girl”, Material Girl e Like a Virgin), a Diamonds Are A Girl’s Best Friends del film Gli uomini preferiscono le bionde con Marilyn Monroe, dai Beatles di All you need is love al David Bowie di Heroes e Diamond Dogs, dal pop melodico di Your Song al grunge di Smells Like Ten Spirits dei Nirvana. Ma il regista non si limita ad affiancare generi diversi, bensì li reinventa: così Nature Boy di Bowie è cantata da Beck, Lady Marmalade di Patti LaBelle da Christina Aguilera, Lil’ Kim, Mya e Pink unite per l’occasione, Roxanne dei Police diventa una struggente ballata in ritmo tangueiro. Non resta, questa sera, che rivederlo e lasciarsi struggere fino alla fine perché, come dice il pittore Toulouse-Lautrec nel film, «La cosa più grande che tu possa imparare è amare, e lasciarti amare!».