“2NIGHT”, IVAN SILVESTRINI: «VOLEVO COMPRIMERE IN UNA SOLA NOTTE LE TANTE FASI DI UNA RELAZIONE »

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Roma, notte fonda, due ragazzi sui trent’anni incrociano i propri sguardi all’interno di un locale affollato. Tanto basta a spingerli a conoscersi di più. A prendere l’iniziativa, esplicita e senza mezzi termini, è lei (Matilde Gioli) decisa a trascorre una notte bollente con lui (Matteo Martari) a tratti in difficoltà di fronte agli atteggiamenti quasi aggressivi della ragazza. Peccato però che a Roma trovare parcheggio non sia così scontato, e che i due si vedano costretti a vagare in macchina in cerca di posteggio. E così, con la città eterna che cala addormentata, i due avranno l’occasione per conoscersi meglio.

2Night, presentato alla Festa del cinema di Roma, è l’unico film italiano in concorso a Alice/Panorama. Abbiamo incontrato gli interpreti e il regista, Ivan Silvestrini, a cui abbiamo rivolto la prima domanda.

Come è nato il progetto, si tratta di un remake, giusto?

Sì, si tratta del remake dell’anonimo film israeliano del 2011, ambientato a Tel Aviv. Il mio coinvolgimento nel progetto è iniziato con la lettura della sceneggiatura già adattata degli sceneggiatori Antonio Manca, Antonella Lattanzi e Marco Danieli. Leggendola ho capito subito che c’era tanta materia che mi interessava raccontare, e che si stavano trattando dei temi universali. Potevamo narrare i pensieri, i dubbi e le paure dei trentenni di oggi. Quello che mi ha interessato, oltre la sfida tecnica, era la possibilità di comprimere in una notte le tante fasi di una relazione di coppia, con il passaggio da una relazione più istintiva fino ad una storia che si fa matura e che infine cerca di resistere.

Quasi tutto il film è ambientato in un’automobile, spesso in movimento. È stato complicato da girare?

Quando abbiamo cominciato a lavorare al film io e il direttore della fotografia ci siamo messi a tavolino e abbiamo realizzato il cosiddetto codex silvestrinianum: abbiamo cioè disegnato e scritto tutte le possibili inquadrature che si potevano fare in auto. Poi abbiamo scelto un’automobile che ci aiutasse, e quindi fosse spaziosa, con il tettino apribile. Ma le riprese non sono state facili, soprattutto perché avevamo poco tempo. Il camera-car si è rotto il primo giorno di set, e più di una volta Matteo ha dovuto guidare nel traffico romano, con le luci sparate in faccia. In più per motivi di sudorazione un finestrino era sempre aperto, vi lascio immaginare i commenti che ha ricevuto Matilde dai ragazzini che sfrecciavano in motorino accanto all’auto.

In quanto tempo avete girato?

Dodici giorni.

Come hai scelto il cast?

Matteo l’ho conosciuto al suo primo lavoro di finzione una web series in cui abbiamo lavorato insieme, e mi ha subito colpito. Ha un tormento, una voce e un volto perfetti per un attore. Mi piaceva l’idea di inserirlo in un contesto in cui potesse dare il massimo, e so che potrebbe dare ancora di più. Matilde invece l’avevo vista nel film di Virzì, Il capitale Umano, e da allora aspettavo di vederla in un film da protagonista. Poi, siccome non mi piace aspettare, ho deciso di proporglielo io quel ruolo. Quando l’ho conosciuta eravamo a ridosso delle riprese, ho capito subito che era una creatura speciale, ma ancora non sapevo quanto sarebbe stata generosa con questo film.

Grande responsabilità per i due protagonisti, che reggono il film tutto sulle loro spalle.

Matilde Gioli: Ho capito immediatamente che sarebbe stata una grossa responsabilità. Io sono sempre molto giocosa sul set, ma in questo caso sono dovuta diventare un pochino più seria, mi sono subito resa conto che non c’era la minima possibilità di distrazione. È stata poi una grande occasione di crescita, rimanere così concentrati non è semplice, si finisce la giornata lavorativa con il fiatone, ma alla fine ti rendi conto che hai fatto una cosa meravigliosa.

Matteo Martari: Inutile negarlo, ogni attore vorrebbe un’occasione del genere, essere sempre al centro della scena. Poi ovvio, le responsabilità aumentano proporzionalmente ai minuti in cui sei in scena, ma è stata davvero una grossa occasione.

Nessuno dei due è Romano.

Matilde Gioli: Io sono di Milano e vivo lì da sempre, vengo a Roma solo per lavoro. Ammetto che a Milano vivo meglio ma forse perché sono una mammona e a mi piace stare vicino alla famiglia. Roma è una città parecchio complicata, ma girando il film ho avuto modo di stare un po’ da sola con lei. Abbiamo girato molto di notte e avevamo Roma tutta per noi. E poi Roma parla e ho fatto dei bei dialoghi con questa città, che ringrazio per tutta quella bellezza.

Matteo Martari: Io a Roma ci vivo poco, ma è certo che se avessimo girato nella mia Verona il film non si sarebbe potuto fare, il parcheggio si sarebbe trovato subito. Scherzi a parte sto imparando ad amarla e a rispettarla per quello che è.

Maria Laura Ramello