In Inghilterra già si parla di una possibile seconda stagione: la miniserie in sei episodi della BBC tratta dall’omonimo romanzo di John la Carré, The Night Manager, è già uno dei cult di questa stagione televisiva. Presentata durante l’ultima edizione del Festival di Berlino, proprio come era avvenuto l’anno precedente con Better Call Saul, spin off e prequel di Breaking Bad, la miniserie s’inserisce in quell’ampio filone di prodotti televisivi adattati per il piccolo schermo partendo da un romanzo. Se fino ad una manciata di anni fa, infatti, era la sala cinematografica il naturale approdo tridimensionale dei nostri personaggi letterari preferiti con trasposizioni eccellenti ed altre meno convincenti, oggi, complice il continuo espandersi e rafforzarsi dei colossi via cavo e on demand, è nel formato tv che ci s’imbatte nella dimensione narrativa più idonea. Ne sono recenti esempi Hap e Leonard e 22.11.63., rispettivamente adattamenti televisivi targati Sundance Tv e Hulu degli omonimi romanzi di Joe Lansdale e Stephen King. Diretto da Susanne Bier, Premio Oscar 2011 per In un mondo migliore, The Night Manager prende il romanzo del 1993 del celebre scrittore di romanzi di spionaggio, l’inglese John La Carré (suoi titoli come L’uomo che venne dal freddo, La Talpa e Il Sarto di Panama), e lo ambienta ai giorni nostri, immergendo i personaggi e la trama in un contesto contemporaneo grazie al contributo del regista e sceneggiatore teatrale David Farr.
Al centro della storia Jonathan Pine (Tom Hiddleston), ex militare britannico che ha lasciato la divisa mimetica per indossare quella, dal taglio più elegante, di portiere di notte di un lussuoso albergo del Cairo. Proprio tra le stanze dell’hotel egiziano l’uomo conosce per la prima volta e indirettamente l’operato malvagio del fittizio filantropo Richard Onslow Roper (Hugh Laurie) che, dietro buone azioni di facciata, gestisce un traffico d’armi internazionale. Olivia Colman (Angela Burr ), agente dei servizi segreti inglesi da anni sulle tracce del criminale “benefattore”, convincerà Pine ad infiltrarsi sotto copertura nell’organizzazione di Roper per entrare in possesso di informazioni e documenti determinanti per incriminare l’uomo. Una spy story – non a caso La Carré tra gli anni ’50 e ’60 ha lavorato come agente dei servizi segreti – dai contorni marcatamente psicologici, amplificati dalla regia della Bier più interessata ad approfondire i personaggi piuttosto che l’azione. Un dualismo ben esemplificato già dalla sigla capace di evocare due realtà che si amalgamano nelle varie puntate, rappresentate dal lusso ostentato dallo stile di vita di Roper e dal contesto “bellico” attorno al quale si concentra il filone narrativo legato alle indagini dell’ex portiere di notte. Girato tra Egitto, Spagna, Inghilterra e Svizzera, The Night Manager si fa apprezzare sopratutto per le ottime interpretazioni dei suoi protagonisti. Un duo che vede contrapposta la sfacciata ma seducente arroganza di Mr. Roper al sorriso elegante quanto sfuggente di Jonathan Pine, sorretti da un nutrito numero di co-protagonisti ben caratterizzati in un quadro narrativo che presenta tutti i tratti distintivi della spy story.
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