“DOCTOR STRANGE”: TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE PRIMA DI VEDERLO

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Immaginate la cornice: estate, caldo asfissiante, i ventilatori che ronzano incessantemente, le maniche sporche di china arrotolate fin sopra i gomiti e un’era nuova, che sta cominciando a spalancare le sue porte dopo dieci anni dalla Golden Age del fumetto americano. I supereroi, pensa Martin Goodman, editore prima della Timely, poi della Atlas e, infine, dal 1961, rinominate ufficialmente Marvel Comics, hanno bisogno di una rinascita, perché nel secondo Dopo Guerra l’interesse verso i così detti uomini-in-calzamaglia era drasticamente calato. C’è bisogno di una totalità diversa, di un approccio differente al concetto del supereroe. E la svolta, sempre grazie ai dialoghi di Stan Lee e alle matite di Steve Ditko e Bill Everett, arriva nel 1963, anno cruciale che, appunto, rafforza il fumetto statunitense in una Silver Age che dura fino al 1971.

Nascono dunque l’Uomo Ragno, Hulk, Thor, I Fantastici Quattro e, completamente diverso dagli eroi apparsi fin ora, arriva anche Stephen Vincent Strange, conosciuto da tutti come Doctor Strange. Compare per la prima volta nel torrido luglio del ’63, esattamente sul numero 110 di Strange Tales (in Italia arriva nel 1970), ovvero quel mensile che raccoglieva storie di magia, mistero, fantascienza, escapismo. E Doctor Strange, appunto, è l’emblema dell’occulto: ambiguo, sfuggente, autoritario, in bilico tra il bene e il male. Proprio come un mago che taglia, per poi magicamente ricomporre, la sua aiutante.

Riassumendo la storia, Strange è un neurochirurgo estremamente capace ma pure molto arrogante. Rimasto vittima di un incidente d’auto, perde la sua capacità motoria alle mani e, di conseguenza, il lavoro. Parte per l’Himalaya alla ricerca di un eremita, l’Antico, in grado di poterlo guarire. Strange, dal mistico incontro, cambia totalmente, perde il suo egocentrismo e, tornado in America, al numero 177A di Bleecker Street, nel verde Greenwich Village di New York, diventa un supereroe. Senza forza bruta o sieri speciali, Doctor Strange è un stregone, capace di manipolare le leggi dello spazio e del tempo, entrando in contatto con qualunque dimensione dell’universo. Naturalmente, come tanti characters Marvel, Strange lo ritroviamo nel corso del tempo in diverse versioni o albi (anche in Civil War, restando inizialmente neutrale), ma la storia originale, nata negli anni ’60, è quella più importante di tutte. Troppo cinematografica da essere immune al richiamo di Hollywood.

L’idea di portare Strange al cinema serpeggiava già dalla fine degli anni ’80 e, attorno ai diritti, alla sceneggiatura e alla regia, per ben 30 anni, girarono diversi e importanti nomi: da Bob Gale a David S. Goyer, fino a Wes Craven. La trottola la fermò, come di consueto, il CEO dei Marvel Studios Kevin Feige, che nel 2013 confermò che Doctor Strange sarebbe stato uno dei film del Marvel Cinematic Universe, da inserire nell’attuale Fase Tre. Un anno dopo, per la regia, viene ingaggiato Scott Derrickson e, a dar volto all’eroe, viene scelto Benedict Cumberbatch, fisicamente identico alla controparte fumettistica.

Ad affiancare l’attore britannico, troviamo una rosa di eccezionali nomi: Chiwetel Ejifor nei panni di Karl Mordo, Rachel McAdams, Mads Mikkelsen nel ruolo del villain e, soprattutto, Tilda Swinton, che nel film interpreta l’Antico, in quello che prevediamo sarà una delle migliori interpretazioni di tutto il Marvel Cinematic Universe. Ma non solo attori, Doctor Strange sarà anche un giro del mondo, con le riprese svolte tra i templi del Nepal e una New York, vediamo dal cliccatissimo trailer, “escheriana”. E il film arriverà in sala il 26 ottobre, seguendo gli eventi di Captain America: Civil War ma, al contempo, introducendo un nuovo personaggio, che sarà presumibilmente uno delle colonne della battaglia a Thanos che si concluderà in Avengers: Infinity War. Ora che i cinecomics sono, a tutti gli effetti, il genere cinematografico più remunerativo e influente, capaci di scalfire anche lo zoccolo più duro della critica. Perché ormai è chiaro a tutti: questa è una nuova Golden Age del (cine) fumetto.