“LA CALLE DE LA AMARGURA” E “REMEMBER”: IL BELLO DI OGGI A VENEZIA 72

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Logo Ciak In MostraCIAK IN MOSTRA – MEMORIA E VENDETTA IN REMEMBER DI ATOM EGOYAN E  LA VARIEGATA UMANITÀ DESCRITTA DA ARTURO RIPSTEIN NE LA CALLE DE LA AMARGURA: TUTTO IL BELLO DI OGGI AL LIDO

DI MASSIMO LASTRUCCI

LA CALLE DE LA AMARGURA

La calle de la amarguraLA COSA BELLA DI La calle de la amargura (trad.: la strada della disperazione) è il bianco e nero scintillante ed espressivo della fotografia. Una emotività ridondante dell’immagine che Arturo Ripstein, vivacissimo decano del cinema messicano, ottiene spesso anche col colore sovraccarico (Profundo carmesi, Il vangelo delle meraviglie). Qui esplora un quartiere degradato, tra lottatori di wrestling nani (non si tolgono mai la maschera e si fanno chiamare La piccola morte e Akita), prostitute di mezza età logorate e oppresse da situazioni familiari borderline (la prima una vecchia demente da accudire, la seconda una figlia ingrata e fetente e un marito che ama travestirsi per andare con ragazzi), più esemplari di varia umanità. All’inizio pare il “solito” circo degli orrori tra freak show e il pathos della miseria in scena, poi invece – è una storia liberamente tratta dalla cronaca nera – il film acquista una sua linearità, con lo sbadato e stolido omicidio dei due atleti lillipuziani. E la regia si asciuga in una impeccabile crime story d’ambiente.

REMEMBER

RememberLA COSA BELLA DI Remember è Christopher Plummer. In questo thriller sulla memoria che scompare e sulla vendetta procrastinata nel tempo, il grande attore usa anche la sofferenza di un corpo invecchiato e di una mente debilitata per dare alla sua impresa – trovare e uccidere il nazista che ad Auschwitz sterminò la sua famiglia e quella dell’amico Martin Landau – quasi la cadenza di una missione biblica, lenta e implacabile, salvo colpi di scena. Atom Egoyan ormai ci ha abituati a mescolare le regole e i cliché del genere a sottofondi più profondi e autorali (qui la colpa e la necessità della giustizia), non ottenendo sempre risultati eccezionali (lontani i tempi in cui veniva salutato come l’enfant prodige del cinema canadese, con Exotica e successivamente Il dolce domani). Ma qui – se si è disposti a sospendere l’incredulità, specialmente alla fine – la tensione c’è e le notazioni a latere si allargano bene a dipingere un’America quasi sempre gentile, ma che nasconde, nei suoi anfratti di provincia, incubi e mostruosità rimosse.

 

Massimo Lastrucci