“THE FIGHTERS – ADDESTRAMENTO DI VITA”: INTERVISTA AL REGISTA THOMAS CAILLEY

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Thomas Cailley
Thomas Cailley

 

Thomas Caillay, classe 1980, con tre premi alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes (Label Europa Cinemas, SACD, Art Cinéma Award), il Prix Louis Delluc dell’opera prima, tre Premi César 2015 (Miglior Attrice, Miglior Giovane Attore, Miglior Opera Prima), è il regista esordiente francese più apprezzato in patria e nel resto d’Europa grazie al suo primo lungometraggio, Les Combattants, tradotto in Italia con il titolo The Fighters – Addestramento di vita, pellicola dalle sfumature surreali e l’humor irresistibile che mischia i generi cinematografici, dalla screwball comedy al road movie, sovvertendo le classiche dinamiche psicologiche uomo/donna per realizzare un’opera fresca ed originale, sorretta dal ritmo di una sceneggiatura, scritta a quattro mani con Claude Le Pape, verbalmente ricca e lontana da qualunque genere di stereotipo. Incentrato sull’incontro/scontro di Madeleine (Adèle Haenel), giovane ragazza benestante ossessionata dall’imminente fine del mondo e dalle tecniche di sopravvivenza che vuole affinare partecipando ad uno stage Les combattants-militare, e Arnaud (Kévin Azaïs), mite ragazzo di provincia che lavora con il fratello nella ditta di famiglia dopo la prematura morte del padre, affascinato ed incuriosito dai modi bizzarri di lei, The Fighters, mostra l’evoluzione dei due personaggi fino ad una nuova consapevolezza di sé, attraverso eccentriche esercitazioni militari, incendi catastrofici ed improvvisati rifugi immersi nella natura. The Fighters – Addestramento di vita, nelle nostre sale dal prossimo 26 aprile grazie alla Nomad Film Distribution, fa parte del programma, in corso fino al 12 aprile, della quinta edizione del Festival Rendez-vous, nei quale vengono presentati i titoli più interessanti della cinematografia francese contemporanea, dove trovano spazio pellicole eterogenee, dal documentario al cinema d’autore passando per la commedia e il melodramma. Abbiamo intervistato il giovane cineasta francese in questi giorni a Roma per presentare il suo esordio all’interno della rassegna cinematografica.

THE_FIGHTERS_locandinaÈ possibile affermare che la sua pellicola rappresenti una metafora della crisi attuale, rappresentata dalle paure e ossessioni della protagonista femminile, e, al tempo stesso, sia una fotografia della gioventù d’oggi travestita da commedia?
Sì, effettivamente i due personaggi sono molto differenti l’uno dall’altra e credo rappresentino l’insieme dei pensieri che costituiscono le paure sul futuro e l’avvenire ma in una forma esagerata, comica. Madeleine crede fermamente alla fine del mondo mentre Arnaud cerca di proteggersi da ogni forma di cambiamento. Da una parte c’è lui che si trova in uno stato di conservazione e dall’altro lei che invece vive in uno di distruzione. Questo è quello che caratterizza l’energia del film, perché spesso si parla della generazione di oggi come di un’insieme di giovani che dormono, costantemente apatici, sempre con le cuffie per isolarsi da ciò che li circonda ma non penso sia vero. Credo ci sia anche una generazione che si batte, che sogna. Il film cerca di catturare e fotografare questa energia.

Il film si contraddistingue per la commistione di più generi cinematografici. Era un suo obiettivo mentre scriveva la sceneggiatura? Quali sono stati i suoi di riferimenti cinematografici durante la fase di scrittura?
Quando ero in fase di scrittura avevo deciso di realizzare una storia d’amore ma non è un genere che conosco o amo molto quello delle commedie romantiche, quindi avevo bisogno di raccontare questa storia con dei codici cinematografici che conoscevo meglio e che si traducono nei film d’avventura, di azione, nei buddy movie e road movie. È stato eccitante scrivere la sceneggiatura perché ho avuto l’impressione che i personaggi fossero in grado di muoversi con libertà attraverso questi modi diversi, superando gli ostacoli e apprendendo cose nuove, dando vita ad una commedia d’iniziazione. Un momento si trovano sul lungomare, quello dopo nell’esercito e poi immersi nella natura. Volevo che i miei personaggi avessero assoluta libertà, dando l’impressione che il mondo si costruisse intorno a loro e non il contrario. I miei riferimenti cinematografici poi sono molto vari. Dai primi film di Spielberg ai fratelli Coen, da Gus Van Sant a Bruno Dumont.

Les combattants_I due personaggi sono molti differenti l’una dall’altro e si scontrano per buona parte del film. Il titolo fa riferimento al loro carattere?
Sì, assolutamente. I due personaggi passano molto tempo a scontrarsi e per me la questione del “combattere” infatti non si riferisce tanto all’aspetto militare quanto piuttosto a qualcosa legato alla quotidianità. I personaggi non si fermano mai, sono sempre in movimento, sempre impegnati in qualcosa, commettono anche degli errori ma sempre nel tentativo di realizzare qualcosa.

Lo stage militare mostra i limiti di Madeleine. Non è capace di pensare al gruppo, è un’individualista. Grazie ad Arnaud cambia lentamente mentalità. Il film è anche un viaggio di formazione?
Sì, infatti il centro del film è proprio il cambiamento. Madeleine deve cambiare mentalità ma deve capire che è un bene per lei. Il suo programma di vita, che segue giorno dopo giorno, è in realtà un suicidio. Ha imposto al suo corpo delle cose estreme, cerca di inserirsi in contesti pericolosi e adotta una filosofia di vita che le si ritorce contro. Arnaud l’aiuta a capirlo e lei anche gli permette di cambiare, di essere meno dolce e docile creando un rapporto di trasmissione reciproca tra di loro.

The Fighters è stato girato in ordine cronologico per permettere l’evoluzione emotiva e psicologia sia dei personaggi che degli attori?
Esatto. All’inizio del film i personaggi sono molto diversi. Madeleine è tutta azione e lui l’esatto opposto. Per renderlo al meglio ho deciso di prendere un’attrice che avesse dell’esperienza in questo senso e un attore che non ne avesse affatto. Così, lentamente, nel film mostro il loro cambiamento che coincide con quello dei loro personaggi.

Les combattants_Il film è girato in provincia. È stata una scelta dettata dalla sceneggiatura legata alle tecniche di sopravvivenza delle quali Madeleine è ossessionata?
Sì, inoltre ho pensato che i paesaggi dovessero coincidere con il mutamento dei personaggi stessi. Ecco perché ho diviso il film in tre parti. La prima parte del film coincide con il modo di Arnaud che non espande i propri orizzonti e man mano che va avanti nel film si vede come il personaggio inizia a spostare sempre più verso l’esterno il proprio sguardo. La seconda sezione coincide con il mondo di Madeleine, con l’esercito, dove tutto è più caotico. L’ultima parte invece è più onirica, più poetica, metaforica, assomiglia ad una sorta di Eden dove i due si confrontano. L’inizio di un nuovo mondo dove Arnaud apre gli occhi e Madeleine.

Le musiche di The Fighters sono molto particolari. Come sono state scelte?
Ho lavorato con un trio di musicisti, gli Hit’n’Run. Volevo una musica elettronica che creasse una sorta di contrasto con il film perché la sceneggiatura è immersa nella natura, dove l’oggi non è molto marcato, non ci sono apparecchi elettronici come i cellulari ad esempio, e invece mi piaceva l’idea che la musica fosse molto moderna, veloce, che desse un ritmo quasi cardiaco al film. Molto spesso la musica elettronica è realizzata al computer e risulta robotica, precisa, regolare e molto fredda. Ad esempio la musica in Drive è esattamente così ma se l’avessi scelta per il mio film sarebbe sembrata ridicola. Nel film di Refn è perfetta perchè il personaggio sembra un robot per la sua freddezza ma per Les Combattens avevo bisogno di altro. Ecco perchè ogni suono della colonna sonora, sebbene prettamente elettronico, è realizzato con veri strumenti da veri musicisti, dalla batteria alle chitarre.

Manuela Santacatterina