“WEEKEND”: LA RECENSIONE

0

Regia Andrew Haigh Interpreti Tom Cullen, Chris New, Laura Freeman, Vauxhall Jermaine, Jonathan Race Distribuzione Teodora Film Durata 96′

in sala dal 

10 marzo

Film della CriticaDopo un venerdì sera passato in compagnia di amici, Russel, decide di andare da solo in un locale gay dove incontra Glen. I due, dopo aver passato la notte insieme, avvertono un immediato quanto inspiegabile legame, che va ben oltre la semplice attrazione fisiche iniziale, tale da spingerli a trascorrere il weekend tra confessioni ed intimità, imparando a conoscere meglio se stessi, consapevoli di doversi dire addio il lunedì successivo quando Glen dovrà salire su un aereo diretto negli Stati Uniti.

Arriva finalmente in sala a cinque anni dalla sua realizzazione, grazie all’impegno di Teodora Film, il secondo lungometraggio firmato da Andrew Haigh, regista dell’acclamato 45 anni e firma di alcuni degli episodi di Looking, la serie targata HBO. Presentato, tra le varie manifestazione, all’allora Festival Internazionale del Film di Roma, Weekend, non può essere etichettato come semplice film a tematica LGBT sebbene i differenti modi di vivere la propria omosessualità da parte dei protagonisti siano parte fondamentale per lo sviluppo stesso della narrazione. Sfumando la regia con un taglio dalle reminiscenze documentaristiche – eredità della sua prima pellicola, Greek Pete – Haigh mostra, sequenza dopo sequenza, il percorso di cambiamento, repentino quanto profondo, dei due giovani uomini. Partendo da una notte di sesso occasionale il regista, con la sua macchina a mano, trasforma la narrazione in una parentesi di amore intensa vissuta tra alcool, confidenze, rimpianti, droghe ma sopratutto dolcezza, data da piccoli gesti rivelatori, in un appartamento periferico di Nottingham, tra palazzi/alveare e tramonti urbani. Girato in sequenza nell’arco di soli diciassette giorni con un budget irrisorio, Weekend, colpisce per la misura con la quale Andrew Haigh tratteggia la storia di Russel e Glen mettendo in scena quotidianità e personaggi tali da apparire reali, tra una carnalità sensuale e un velo di malinconia. Al resto ci pensa la colonna sonora di John Grant.

Manuela Santacatterina