ADDIO A UMBERTO ECO: “IL NOME DELLA ROSA” E IL FILM MAI REALIZZATO CON ANTONIONI

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 Il grande intellettuale si è spento a 84 anni: ecco la storia del film voluto, ma mai girato, con Michelangelo Antonioni

Il nome della rosa
Il nome della rosa

Umberto Eco, scrittore, filosofo, intellettuale, semiologo, uno dei Maestri a della cultura italiana di fama internazionale, è morto il 19 febbraio a Milano. Aveva 84 anni. Gli incroci di Eco con il cinema non sono stati numerosi, ma significativi: dal suo bestseller Il nome della rosa, nel 1986 è stato tratto l’omonimo film di Jean Jacques Annaud con Sean Connery nel saio del frate trecentesco Guglielmo da Baskerville, ma anche Christian Slater, Murray Abraham, Ron Perlman.

Significativo il suo rapporto con Michelangelo Antonioni. Eco, ventottenne, era apparso in un piccolo cameo nel film di Antonioni La notte. E sull’opera del regista aveva scritto più volte, analizzando soprattutto le forme del suo cinema quasi anti-narrativo, che riportava al suo celebre concetto di “opera aperta”. Su L’avventura, in particolare, riguardo all’accoglimento poco entusiasta ricevuto al Festival di Cannes del 1960, Eco nel  1989 scrive: «Si può facilmente capire il perché: il pubblico preferisce una visione “prefabbricata” della realtà. Il pubblico non solo vuole sapere cosa accade nel mondo, ma si aspetta anche di saperlo nella forma di un racconto ben costruito e nello stesso modo in cui sceglie di percepire la realtà: spogliato di ogni elemento del caso e ricostruito come un plot ».

lettera eco antonioni
La lettera scritta da Umberto Eco a Michelangelo Antonioni (dalla pagina Facebook dell’Associazione Michelangelo Antonioni)

Da una lettera resa pubblica solo un paio di anni fa nella mostra “Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti” allestita a Ferrara nel 2013, emerge poi che Antonioni avrebbe lavorato a lungo proprio all’adattamento di Il nome della rosa, poi affidato ad Annaud, probabilmente per questioni produttive. Il 27 febbraio 1984 Umberto Eco scriveva infatti  a Michelangelo Antonioni: «io non sento risentimento ma al contrario molta gratitudine per l’entusiasmo con cui ti eri buttato sul mio libro. So benissimo che se non ce l’hai fatta non è stato per colpa tua e sarei stato felice se la cosa fosse andata in porto ». E ancora: «Provo un po’ di imbarazzo ogni volta che i giornalisti mi fanno domande sul film che sta facendo Annaud e mi chiedono se era vero che si era parlato anche di un progetto con te. Io dico sempre di sì, perché la cosa mi onora e poi non so mai spiegare perché la cosa non si è realizzata, nel timore di dire cose sbagliate sul tuo rapporto col produttore di allora ». Riguardo al lavoro di Annaud sul suo libro, Eco, che per scelta aveva deciso di non partecipare alla sceneggiatura ma di riservarsi il diritto di lasciare o meno il suo nome fra gli autori a film finito (alla fine, acconsentì), in corso d’opera specifica comunque di essere fiducioso: «Annaud procede con grande rigore filologico e ha già fatto quattro sceneggiature mentre si prepara una quinta direttamente in inglese. Non ne ho ancora vista nessuna. In parte perché non mi sento di operare io chirurgicamente sul mio libro, ma anche perché non mi sento tagliato per quel tipo di lavoro e non ne avrei comunque il tempo ». 

Ma non solo: tra le righe della lettera s’intuisce anche che Antonioni aveva chiesto ad Eco di scrivere una sceneggiatura per lui. Lo scrittore, però, declinava così: «Questo ti anticipa, ahimé, la risposta alla tua richiesta. Ho fatto troppe cose nella mia vita, ma sono vergine per quanto riguarda il lavoro dello sceneggiatore. Credo inoltre che richieda dei ritmi di lavoro assolutamente inconciliabili coi miei. Non so più come uscire dalle cose che ho da fare e talora desidero una bella e lunga malattia per poter passare sei mesi fuori della bufera. Inoltre, la mia passeggiata nel regno della narrativa già disturba la mia immagine universitaria e se passassi anche al cinema nessuno, me compreso, capirebbe più chi sono. Ecco perché la risposta è negativa, ma ti ringrazio di aver pensato a me ».

Elisa Grando