ADDIO AD ARTHUR HILLER, IL REGISTA DI “LOVE STORY”

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Con Love Story aveva fatto singhiozzare di commozione il pubblico di tutto il mondo, ma anche la sua personale storia d’amore era degna di un film. Il regista Arthur Hiller è morto oggi a 92 anni dopo una vita intera passata a Hollywood, anche come presidente della Director Guild of America e poi dell’organizzazione che assegna i Premi Oscar, la Academy of Motion Picture Arts and Science.

Hiller ha diretto 70 fra film per il cinema, la televisione e episodi di serie tv spaziando tra i generi, dal dramma sull’Olocausto The Man in the Glass Booth alla commedia Una strana coppia di suoceri, fino ai film tratti dalle sceneggiature di Neil Simon, Un provinciale a New York e Appartamento al Plaza.

Il successo internazionale, però, è arrivato con Love Story del 1970, tratto dal celebre romanzo di Erich Segal: Ali MacGraw e Ryan O’Neal interpretano la studentessa Jennifer e il ricco rampollo Oliver, che s’innamorano nonostante le differenze sociali, rompono con la famiglia di lui, sfidano le ristrettezze economiche ma nulla possono contro la leucemia che condanna lei a morte. Il film ha incassato 106 milioni di dollari quando è stato lanciato nel 1970, l’equivalente di 665 milioni di dollari di oggi, ha vinto cinque Golden Globes e un Premio Oscar alla indimenticabile colonna sonora di Francis Lai.

E se Hiller ha segnato con Love Story un caposaldo del dramma romantico, anche nella vita privata ha vissuto una grande storia d’amore: il regista aveva conosciuto sua moglie Gwen sui banchi di scuola, e le aveva chiesto di sposarlo quando avevano solo 8 anni. Il loro matrimonio, poi, è durato 68 anni finché Gwen è morta poco prima di lui, lo scorso giugno, anche lei all’eta di 92 anni.