Jeanne Moreau se n’è andata: l’attrice è morta stamattina a 89 anni. Da Jules et Jim di Truffaut a Il processo di Orson Welles, da Ascensore per il patibolo di Malle a Fino alla fine del mondo di Wenders, Jeanne Moreau è stata un’icona del cinema francese, un simbolo della Nouvelle Vague, un’attrice unica, per la sua bellezza inconsueta e anche per la sua indimenticabile voce, roca e affascinante, spesso nei panni di donne indipendenti ed emancipate in più di cento film.

È proprio l’incontro con Louis Malle a cambiare la vita dell’attrice: il regista la sceglie per Ascensore per il patibolo (1957) e Les amants (1958). Subito dopo lavora con Antonioni in La notte (1960). Ma è il personaggio di Catherine, la ribelle dei sentimenti di Jules et Jim (1961) di François Truffaut, vertice di un triangolo d’amore e amicizia, a farla diventare definitivamente un’icona del cinema. È protagonista anche per Buñuel di Il diario di una cameriera (1963) e ancora con Truffaut in La sposa in nero (1968).
Nel 1975 esordisce come regista in Lumière – Scene di un’amicizia tra donne (1975) e nel 1978 firma la sua opera seconda, L’adolescente (1978). Negli anni ’80 e ’90 rimane attiva in ruoli minori, come quello in Querelle de Brest (1982) di Fassbinder, Nikita (1990) di Luc Besson, Fino alla fine del mondo (1991) di Wenders.