AMERICAN SNIPER

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Id. Usa, 2014 Regia Clint Eastwood Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Jake McDorman, Sam Jaeger Sceneggiatura Jason Hall Produzione Clint Eastwood, Bradley Cooper, Andrew Lazar, Robert Lorenz, Peter Morgan Distribuzione Warner Durata 2 h e 12′

In sala dal 

1 gennaio

La biografia di Chris Kyle, il cecchino più micidiale dell’esercito USA. Texano e campione di rodeo, dopo l’11 settembre si arruola volontario nei Navy Seals, deciso a combattere il male. Si sposa proprio mentre sta per essere inviato in Iraq, così per anni dovrà combattere su due fronti: “proteggere i suoi commilitoni” con la sua mira infallibile ed essere contemporaneamente buon marito e padre.

«L’umanità si divide in tre tipi: pecore, predatori e cani da pastore. Voi diventerete cani da pastore ». Così il padre di Chris, con la minaccia della cinghia, educa i suoi figli. Lui obbedisce. Ma, attenzione! Si tratta comunque di un eroe alla Eastwood, cioé che non nasconde la criticità e le contraddizioni della sua condizione. Da una storia vera diventata libro, un war movie complicato e anche più complesso di quanto non appaia a primo acchito. Al regista è sempre piaciuta la filosofia puritan-bovara che fa del protagonista un duro obbligato a non titubare mai, un idealista pronto a trasformarsi in killer. La cinepresa sposa la percezione che Chris ha del mondo senza però nascondere la dannazione che questa comporta: ovvero la condanna di vivere come una pentola a pressione senza valvole di sfogo e sempre sul punto di esplodere, la mancanza di dubbi esistenziali, la scarsa comprensione dell’umana fragilità di quelli che gli stanno intorno (fratello, moglie, amici).

Come il lontano eroe eastwoodiano Joshua Wales, Kyle è una leggenda introversa, un texano dagli occhi di ghiaccio seminatore di morte, peraltro da questi incommensurabilmente distante per lucidità e destino! American Sniper è un racconto dallo stile sobrio, formalmente inappuntabile e piuttosto fastidioso (avremmo preferito un ritratto più esplicitamente torbido, meno assolutorio, più traumaticamente esplosivo), con scene di azione bellica di forte impatto (lo scontro immerso nella tempesta di sabbia è notevole), diverse banalità e noncuranze nel genere (l’addestramento sadico, il cameratismo macho, un duello agonistico con il corrispettivo nemico irakeno, campione di tiro siriano) e nello stesso trattamento del coté sentimentale, almeno da quando incontra la compagna di vita che parte anticonformista e da combattimento per sciogliersi poi in casalinga davanti a un anello. Infine, un appunto per la performance di Bradley Cooper, notevole almeno per diligenza, aderenza e fatica mimetica (ammirevole il lavoro sul fisico e – dicono – sulla pronuncia!).

Massimo Lastrucci