“Brawl in Cell Block 99”, il film più violento di Venezia84

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Bradley è un concentrato di violenza compresso a fatica. Ex pugile, ex alcolizzato, cranio rasato con croce nerissima tatuata dietro, cerca di rigare dritto nonostante il tradimento della moglie e la perdita del lavoro da meccanico. Ma dopo un salto temporale il film ce lo presenta corriere della droga e ancora innamoratissimo della moglie rimasta incinta. Un’alleanza del suo boss e amico con un clan messicano sarà però fatale. Coinvolto in una sparatoria finisce in carcere e lì, ricattato, dovrà uccidere un uomo, se vorrà che sua moglie e la piccola che porta in grembo non subiscano ferocissime sevizie. Ma lui non è solo un pugile dal colpo micidiale, è una vera macchina da massacro dotato di quel certo nonsochè da sevizia creativa.

Dopo il folgorante western horror survivalista Bone Tomahawk, S. Craig Zahler si ripropone, con un curioso film che attraversa i generi quasi a doppio andamento: una prima parte che potrebbe essere un poliziesco esistenzialista (quasi stiloso, con un procedere lento e minaccioso), per trasformarsi nella seconda in un truculentissimo prison movie che tanto deve ai più violenti film from Thailandia, Corea e Hong Kong. Vince Vaughn si dona totalmente al suo personaggio e se qualche volta boxa come un Steven Seagal (ovvero statuario e poco agile), nondimeno certi scontri e i dialoghi possiedono sempre una eccitante dose di sulfurea e sardonica potenza. Oltretutto nel cast fa piacere ritrovare le facce vissute di Don Johnson (il direttore del carcere) e uno Kier (un gangster al servizio dei messicani), più l’ottima Jennifer Carpenter, un tempo sorella di Dexter.

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