CIAK BIZARRO! “LA MACCHINAZIONE”

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DI MARCELLO GAROFALO

È nelle sale La macchinazione il film di David Grieco che racconta gli ultimi tre mesi di vita di Pier Paolo Pasolini, mettendo in scena un “intrigo-socio-politico” e una catena di eventi che condussero all’omicidio del poeta il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia. Protagonista, Massimo Ranieri, il quale ha raccontato alla stampa di aver incontrato Pasolini soltanto in una occasione, negli spogliatoi di un campetto di calcio: «Uscivo da una partita, lui arrivava nello spogliatoio. Io allacciavo le scarpe, lui gli scarpini. Siamo spalla a spalla e mi dice: “Ah, però, allora è vero quel che dicono, che ci somigliamo” (A. Finos, La Repubblica, 12.3.2016) ». In effetti Ranieri si impegna molto per offrire una caratterizzazione del regista di Salò che vada al di là della mera somiglianza fisica. Ci piace qui ricordare che il cantante-attore ha preso parte a diversi film, non solo come protagonista, affiancando star del calibro di Anna Magnani (La sciantosa, Alfredo Giannetti, 1971), Kirk Douglas e Yul Brynner (Il faro in capo al mondo, Kevin Billington, 1971), Martin Balsam (Imputazione di omicidio per uno studente, Mauro Bolognini, 1972), ma anche attrici decisamente sexy, quali Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Eleonora Giorgi, Dayle Haddon, Edwige Fenech.

All’interno della sua filmografia i cinque titoli che maggiormente piacciono ai nostri lettori amanti del “bizarro” sono:

1. Il faro in capo al mondo (K. Billington, 1971), in cui appare in partecipazione straordinaria per poi essere trucidato quasi all’inizio del film da una banda di sanguinari pirati.

2. Con la rabbia agli occhi (A. Margheriti, 1976), ove è un ladruncolo che appoggia un sicario della mafia statunitense interpretato da Yul Brynner.

3. L’ultima volta (A. Lado, 1976), in cui è ancora un piccolo delinquente, uno scippatore che fa coppia, simpaticamente affiatata, con il “bello e dannato” della Factory di Andy Warhol, Joe Dallesandro.

4. La patata bollente (Steno, 1979) per il ruolo di un giovane gay che tiene testa alla vis comica surreale dell’ “operaio” Pozzetto in maniera più che adeguata, senza scivolare nella facile macchietta.

5. Casta e pura (Salvatore Samperi, 1981) in cui, cugino arrivista di famiglia, assiste alla svestizione dell’Antonelli con uno sguardo da effettiva canaglia e poi gorgheggia sui titoli di coda la canzone stracult Rosa e l’amore.

La macchinazione