“CONTAGIOUS – EPIDEMIA MORTALE”: LA RECENSIONE!

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Contagious, Usa, 2015 Regia Henry Hobson Interpreti Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Laura Cayouette, J.D. Evermore Sceneggiatura John Scott 3 Produzione Arnold Schwarzenegger, Matthew Baer, Colin Bates, Trevor Kaufman, Pierre-Ange Le Pogam, Joey Tufaro Distribuzione M2Pictures Durata 1h e 35′

In sala dal 

25 giugno

Un’epidemia inarrestabile che trasforma le vittime in zombie sta impestando la terra. L’unica difesa è rinchiudere gli ammalati all’ultimo stadio in quello che eufemisticamente chiamano la Quarantena. Ma il contadino Wade Vogel si rifiuta di abbandonare l’adorata figlia Maggie al suo destino. E la cura (ci prova) in fattoria, con la seconda compagna (che ha altri due figli), assistendola passo passo nella sua tragica odissea.

Praticamente uno zombie movie come se fosse girato da Terrence Malick o piuttosto da un suo imitatore (lo so che suona perlomeno bizzarro). Messi in secondo piano, anzi in terzo, gli effetti splatter e gore, ci si concentra sulla straziante agonia e perdita di umanità della adolescente, sintomo su sintomo, mentre il cielo plumbeo e denso di nuvole cattive incombe a dare una mano all’atmosfera dolente e la cinepresa non sta ferma un attimo addosso ai personaggi e alla natura intristita. Â È la storia di una morte vista come potrebbe vederla un cineasta indipendente, intriso di cinema di genere e smanioso di spiazzare gli aficionados con una lettura molto arty. Il regista Henry Hobson viene dalla computer graphic e uno dei meriti di Arnold Schwarzenegger è di averlo aiutato nella produzione, mettendosi a disposizione con diligenza.

Certo “fa strano” vedere l’ex invincibile Terminator nella parte di un padre normale che cerca di non farsi travolgere dall’emozione, con barba, rughe, lacrime e la lentezza dei movimenti data dall’età e dalla gravità della situazione, ma qui siamo in un horror intimista, con pochissimi effetti speciali, qualche trucco di make up e l’orrore è dato dalla vita che scivola a poco a poco nella consapevolezza di tutti. Molto emotiva come prevede il copione è anche Abigail Breslin (al suo posto avrebbe anche potuto esserci Chloe Grace Moretz) che si impone di non esagerare nello spettacolo dello strazio e restare nel realismo (tra l’altro è alla sua seconda avventura nel cinema dei morti viventi, dopo Benvenuti a Zombieland). Non aspettatevi quindi mattanze, cannibalismo, survivalismo o exploit sanguinolenti, qui l’orrore è nella malattia, nella sua inarrestabile progressione. In definitiva: originale ma anche un po’ noioso.

Massimo Lastrucci