“DENTRO L’INFERNO”: IL VIAGGIO DI HERZOG ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

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Dopo le riflessioni su internet e la tecnologia informatica di Lo and Behold, il regista Werner Herzog torna alla natura selvaggia e primordiale (dopo Grizzly Man, Encounters at the End of the World e Into The Abyss) e realizza un documentario sui vulcani. Disponibile su Netflix dal 28 ottobre, Dentro l’inferno è stato realizzato in collaborazione con il vulcanologo Clive Oppenheimer, che insieme al regista ha intrapreso un viaggio alla scoperta dei vulcani più leggendari del mondo. Confrontandosi sia con scienziati che con le popolazioni locali, i due hanno indagato il rapporto profondo che esiste tra l’uomo e una delle più grandi meraviglie della natura.

«Volevamo realizzare un film più dal punto di vista antropologico che da quello scientifico» ha detto il vulcanologo Oppenheimer, durante la conferenza stampa che si è tenuta all’Auditorium Parco della Musica, in occasione della presentazione del film alla Festa del cinema di Roma. Che continua: «La motivazione che mi ha spinto a realizzare un film sui vulcani era capire le relazioni di questi con l’uomo. Tutti i documentari realizzati fino ad ora non mi avevano mai convinto, perché si guarda solo all’aspetto distruttivo, non ci si focalizza mai sulle popolazioni che sui bordi, alle pendici, o vicino al vulcano vivono da sempre. E invece questo vivere a contatto con i vulcani li porta a creare delle cosmologie, delle mitologie, delle religioni uniche, che sono interessantissime. Per queste popolazioni la cultura, il sistema delle credenze è plasmata dal vulcano».

Anni di lavoro che portano gli spettatori direttamente dentro l’inferno. racconta Oppenheimer «abbiamo dato questo titolo al documentario rifacendoci a Dante, e alla sua descrizione dell’Inferno che si trova dentro le viscere della terra. Ma in realtà i vulcani sono vissuti come esperienze mistiche. Spesso sono la casa degli spiriti». Grazie a Oppenheimer che studia il Monte Paektu, Herzog e la sua troupe hanno potuto girare parte del documentario in Corea del Nord. Ci dice il vulcanologo: «Appena arrivato in Corea per studiare il vulcano mi sono reso conto che è parte integrante della vita dei nordcoreani. Si vedono sue immagini nei mosaici nelle stazioni, tutti i cittadini sperano di salire sulla sua cima almeno una volta nella vita, e spesso i capi di Stato sono raffigurati proprio ai bordi del cratere. Ero convinta che Herzog non avrebbe avuto problemi a riprendere, non ci saremmo dovuti ridurre a telecamere nascoste infilate nel bavero della giacca. E così è stato. Non abbiamo avuto nessun problema, ci siamo bene integrati, li abbiamo assecondati, ed il risultato è un reportage anche sulla situazione politica e sociale della Nord Corea».