DIETRO LE QUINTE DE “I MAGNIFICI SETTE”, IL FILM CHE CHIUDE VENEZIA73

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Il suo “Viva l’Italia”, pronunciato dopo aver vinto l’Oscar per la migliore fotografia per Avatar, ritorna subito alla memoria, quando si parla di successi italiani a livello internazionale. Mauro Fiore, nato a Marzi, in provincia di Cosenza, è arrivato giovanissimo negli Usa, dove si è formato ed è diventato uno dei maggiori artisti di Hollywood. Senza dimenticare la sua terra di origine (lo scorso anno, ad esempio, ha condotto un laboratorio con i giovani dell’Università della Calabria, con i quali ha realizzato anche uno spot sul Campus dell’Ateneo), continua il suo percorso con i più importanti registi statunitensi.

Il 29 settembre sarà nelle sale anche in Italia (da poche settimane è uscito il primo trailer), per la regia di Antoine Fuqua, il remake de I magnifici sette – girato nel 1960 da John Sturgess, a sua volta ispirato a I sette samurai di Akira Kurosawa – di cui Fiore ha curato la fotografia (tra l’altro, è il terzo film nel quale lavora con Fuqua, avendo partecipato a Southpaw, del 2015, con Jake Gyllenhaall e Rachel McAdams, e The Equalizer, del 2014). Un film per il quale c’è molta attesa, dato anche il cast stellare: da Denzel Washington (che torna a girare con Fuqua dopo il già citato The Equalizer e dopo Training Day, che gli valse l’Oscar nel 2002), a Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Chris Pratt, Matt Bomer, Peter Sarsgaard. 

Ma sempre di poche settimane fa è anche la notizia che James Cameron intende realizzare ben quattro sequel di Avatar; dunque, la domanda per Mauro Fiore – come si dice in questi casi – nasce spontanea: lavorerà anche in questi film? “Cameron – risponde – non mi ha ancora contattato, ma il suo processo di concettualizzazione dei film è accurato e specifico. Perciò probabilmente non mi contatterà per il momento”.

Per quanto riguarda, invece, il remake de I magnifici sette: come è stato lavorare su questo set? Quale tipo di fotografia ha scelto per questo film?

Il regista Antoine Fuqua è stato ispirato dai western di Sergio Leone e questa è stata la nostra opportunità di esprimere realmente la nostra passione per il suo stile di regia. I Magnifici 7 era un film difficile da realizzare a causa delle cattive condizioni del tempo nella location di Baton Rouge in Lousiana; in un western sei sempre esposto agli elementi, non c’è scampo. Il comparto scenografia ha avuto il compito colossale di costruire due enormi città. E’ stato un lavoro incredibile.
Ho visto il film e ho supervisionato la color correction ed è un’opera di cui sia io, che Fuqua, che tutti coloro che vi hanno lavorato, siamo orgogliosi.

Prima de I Magnifici 7, è stato il direttore della fotografia di Southpaw e The Equalizer, sempre diretti da Fuqua: come è stato lavorare con questo regista e in questi film?

Fuqua ed io abbiamo una grande intesa collaborativa e creativa ed una forte amicizia. The Equalizer racconta la storia di un uomo ferito che decide di salvare una ragazza dal traffico di esseri umani. Un racconto di vendetta con ideali altruistici. 

A quali progetti sta lavorando adesso?
In questo momento sto valutando il mio prossimo progetto, ci sono diverse possibilità. Sto anche lavorando su molte pubblicità e piccoli progetti di ricerca.

Ha avuto qualche contatto con registi italiani? Le piacerebbe lavorare con qualcuno in particolare? Cosa pensa del cinema italiano degli ultimi anni?

Ho avuto qualche contatto con un paio di progetti italiani. Il cinema italiano di questi tempi è molto interessante, particolarmente i film di Sorrentino e Garrone: per esempio, il film Gomorra è un capolavoro. Sembra che ci sia una specie di rinascimento nel cinema italiano.

L’anno scorso è tornato in Calabria per un laboratorio con gli studenti dell’Università di Cosenza: come è stata questa esperienza? Che ne pensa dei giovani italiani, quali consigli si sente di dare?

Il seminario all’Università della Calabria è stato un’esperienza stimolante per me. Sono stato testimone dell’incredibile entusiasmo e della passione della gioventù italiana di oggi. Voglio consigliare loro di continuare i loro percorsi di espressione artistica del cinema ed incoraggiarli a lavorare per le loro passioni.

Quale il suo sogno per il futuro?

Sto valutando diversi progetti futuri: sono davvero interessato a storie che mi piacerebbe un giorno sviluppare per il grande schermo.