Gregory House è una vera icona che in 177 episodi, da oggi disponibili su Infinity, ci ha regalato alcune memorabili perle di saggezza
È inutile stare a discutere. Gregory House o si ama o si odia: non ci sono vie di mezzo. C’è chi lo considera rude, sarcastico e misantropo. Altri invece adorano il suo constante oscillare tra disincanto e ironia, sempre in lotta con il sistema ma prima di tutto con se stesso. Un antieroe che ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo con scarpe da ginnastica e bastone d’ordinanza. Di certo il protagonista di Dr. House Medical Division è quanto di più lontano dal modello del tipico medico a cui ci hanno abituati show come E.R. e Grey’s Anatomy: il personaggio di Hugh Laurie spesso non ha a cuore i pazienti, non vive il proprio lavoro come una missione, non cerca di trovare un equilibrio emotivo al di fuori delle mura del Princeton Plainsboro Teaching Hospital.
Greg è più simile a Sherlock Holmes: intelligente, inquieto e infelice perché capace di leggere il mondo in modo profondo e onesto, mettendone in ridicolo ipocrisie e menzogne. Non è perfetto, lo sa, ma non gli importa perché non fa dell’opinione altrui il perno della propria esistenza. È una persona respingente, che tiene a distanza chiunque salvo poi mostrare tutta la sua umanità quando comprende con precisione cristallina l’animo di chi lo circonda. In 177 episodi Gregory House ha conquistato milioni di fan, diventando un punto di riferimento (senza volerlo) per gli ultimi, gli infelici e i reietti, non cedendo mai al pietismo o al sentimentalismo. È un’icona, ideata da David Shore e Paul Attanasio, che ha scardinato i limiti imposti dal piccolo schermo, insegnandoci cinque grandi verità.
1. NON È MAI LUPUS. Secondo quanto riportano i testi scientifici stiamo parlando di lupus eritematoso sistemico (LES, o semplicemente lupus): una malattia cronica di natura autoimmune, che può colpire diversi organi e tessuti del corpo. Di fatto siamo di fronte al tormento di House, come fosse la sua Moby Dick. Gregory muore dalla voglia di diagnosticarne uno. Scovare il lupus è come vincere la lotteria. Ognuno sceglie di essere infelice, e ossessivo, a modo suo.
2. TUTTI HANNO BISOGNO DEL PROPRIO WILSON. Nessun uomo è un’isola e in qualche modo bisogna pur riuscire ad arrivare in fondo alla giornata senza rischiare di impazzire. Per questo ognuno dovrebbe avere il proprio Wilson, un amico, un confidente o semplicemente qualcuno che ti dica quando è il caso di smettere di crogiolarsi nella propria infelicità. Accadeva a Chuck Noland, protagonista di Cast Away, ricordate il famoso pallone? E lo stesso succede a Gregory House che può sempre contare su James Wilson.
3. IL VICODINÂ È VITA. I salutisti passino direttamente al punto quattro. Gli altri invece si soffermino su questa piccola, grande verità: tutti sono dipendenti da qualcuno o qualcosa che permette loro di alleviare le proprie pene. House si affida a dosi massicce del noto oppiaceo antidolorifico, finendo anche nei guai con la giustizia. Ma evitiamo i moralismi: consumare sigarette, bere alcool, assumere droghe e fare binge watching sono tutte pratiche âricreativeâ che influiscono (non sempre positivamente) sulla nostra salute. Ma la vita può essere davvero dura, perciò consolatevi come meglio credete.
4. TUTTI MENTONO. Più che una verità è un dato di fatto. Gabriel GarcÃa Márquez diceva che tutti hanno una vita pubblica, una segreta ed una privata. Inganna il prossimo, inganna chi ami, inganna te stesso. Tre irrinunciabili pratiche quotidiane che esercitiamo di continuo. A volte consapevolmente, spesso in modo inconscio. Mentire è come respirare, mangiare o sbattere le ciglia. Un’ esigenza quasi fisiologica. Chi mente protegge se stesso, per sopravvivere, rispondendo ad una legge di natura che non può essere sovvertita. Chiunque sostenga il contrario è un bugiardo.
5. IL CANCROÂ È NOIOSO. In effetti il fatto che il cancro sia spesso causa di morte, toglie ogni divertimento. Al malato, certo, ma anche al medico. Se ami i misteri intricati, i rebus impossibili e i puzzle da milioni di pezzi, una diagnosi di cancro corrisponde ad un sciocco esercizio di finta costernazione: «Capita sempre ai migliori » o «La vita è ingiusta ». Superate le cinque fasi del lutto tutto però riprende a scorrere come prima, senza eccessivi drammi. Insomma avere il cancro is the new «Non ci sono più le mezze stagioni ».
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