FIRENZE E GLI UFFIZI 3D/4K – VIAGGIO NEL CUORE DEL RINASCIMENTO

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Italia, 2015 Regia Luca Viotto Interpreti Simon Merrels Distribuzione Nexo Digital Durata 1h e 30′ Vai al sito ufficiale

In sala il

3-4-5 novembre

Prodotto da Sky 3D e distribuito prima in 250 sale italiane poi in 60 Paesi del mondo da Nexo Digital, il 3-4-5 novembre arriva sul grande schermo Firenze e gli Uffizi 3D/4K – Viaggio nel cuore del Rinascimento. Girato in 3D e a risoluzione 4K (Ultra HD) avvalendosi delle più moderne tecnologie visuali, il docufilm racconta gli splendori artistici del capoluogo toscano accompagnando lo spettatore in un percorso privilegiato di 90 minuti al seguito di una guida d’eccezione: quel Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze dal 1469 alla sua morte, nel 1492, che trasformò la città nella culla del Rinascimento italiano e qui interpretato, in abiti moderni e racchiuso in una sorta di limbo atemporale, da Simon Merrels, attore britannico noto ai più per il suo ruolo di Crasso nella serie Tv Spartacus.

L’impresa, lodevole per dispiegamento di mezzi e per la volontà di portare l’arte a un pubblico non solo di appassionati e addetti ai lavori, quindi in modo più emozionale che didascalico, è a nostro giudizio riuscita pur con qualche riserva, non certo per demeriti del capoluogo toscano, qui illustrato in 150 opere d’arte dislocate in dieci sedi museali tra le più note (anche se all’appello mancano luoghi topici come le cappelle Bardi e Peruzzi in Santa Croce, con i celebri affreschi di Giotto, il Museo di San Marco con i dipinti del Beato Angelico, la basilica di Santa Maria Novella e le Cappelle Medicee, con la Sagrestia Nuova e le magnifiche tombe medicee di Michelangelo).

Se quindi lo spettatore può osservare da distanze e angolazioni “impossibili” molti dei capolavori presentati, può entrare nel vivo delle opere grazie all’uso della tecnologia di modeling e dimensionalizzazione e al contributo puntuale e appassionato di Antonio Natali, direttore degli Uffizi dal 2006 al 2015, lasciano talvolta perplessi l’eccesso di spettacolarizzazione e l’uso esasperato di questi stessi strumenti (“ridisegnare” in 3D opere bidimensionali funziona bene per estrarne i dettagli, meno per presentare l’opera nella sua interezza, snaturalizzandola), le scelte di profondità di campo (perché, per esempio, all’interno della magnifica Tribuna degli Uffizi concentrarsi solo sull’oratore, lasciando lo sfondo sfocato e quindi impedendo la “lettura” delle opere presenti?) e l’invadenza della colonna sonora, che non include, filologicamente, brani di musica rinascimentale.

Ma al di là di queste osservazioni, Firenze e gli Uffizi rappresenta un’esperienza innovativa e godibile, spesso illuminante per la comprensione iconografica delle opere e dell’epoca in cui videro la luce, e da elogiare per la volontà di far conoscere, non solo in Italia, il patrimonio inestimabile di una delle città d’arte più belle del mondo, non a caso “madre” della sindrome di Stendhal.

Sergio Lorizio