GOTHAM E ARROW 3: GUERRA TRA FUMETTI STASERA IN TV

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La guerra del fumetto prosegue, sempre più cruenta, su diversi campi di battaglia, da quando il vecchio comic book è diventato un elemento residuale da collezionisti e D.C. significa Time Warner mentre Marvel è parte dell’impero Disney. La battaglia chiave per la conquista del grande schermo vede in netto vantaggio la Marvel, che, dopo il trionfo dei Guardiani della Galassia, pronti ad invadere le nostre multisale mercoledì, prosegue a tamburo battente con altre quattro titoli nell’arco dei prossimi due anni, mentre l’avversario si prepara al contrattacco dal maggio 2016 con Batman vs Superman. In televisione è invece l’eterno avversario a prevalere, come conferma questa serata tutta D.C. di Premium Action, che alle 21.15 offre il terzo episodio della nuova serie Gotham (dopo i primi due andati in onda, per una strategia perlomeno bizzarra, in chiaro su Italia 1) e alle 22, in lingua originale con sottotitoli, il primo episodio dell’attesa terza stagione di Arrow. Due serie che ancora una volta confermano come la nuova serialità sia lo spazio ideale per la sperimentazione, anche quando si parla di un’entità monolitica e ingombrante come quella del supereroe. Gotham, infatti, rappresenta il concetto estremo del prequel, ovvero una serie su Batman senza Batman. Nella storia di Bruno Heller, già creatore di The Mentalist, Bruce Wayne è infatti solo un ragazzo, che ha appena subito il tragico trauma che poi lo trasformerà in supereroe: ha visto morire davanti ai suoi occhi il padre e la madre, restando a piangere solo in un vicolo buio. Certo, per il piacere di chi conosce l’universo del fumetto, fin dal pilot entrano in scena diversi classici villain del bat-universo (il più divertente è il Pinguino, un pusillanime traditore che non sopporta il suo soprannome sfottitorio), ma la serie punta esplicitamente al thriller noir, a partire da un’ambientazione contemporeanea, dove però il grigiore dei grattacieli, l’oscurità dei vicoli, gli interni (dalla stazione di polizia al locale di Fish) rimandano direttamente agli Anni Quaranta. E anche il protagonista, James Gordon, figlio di un procuratore, eroe di guerra e fresco poliziotto, deve fare i conti con un classico dilemma etico da gangster movie: fino a che punto dovrà “sporcare” il suo idealismo e la sua onestà in una città violenta e corrota, dominata da un vecchio boss mafioso? Rispetto a Gotham, che punta direttamente sul mai raccontato e il mai visto, Arrow sta affrontando (egregiamente) un’altra questione classica dei supereroi, quella della rifondazione. Nato sulle ceneri di un personaggio della golden age che se ne andava in giro vestito come Robin Hood, il nuovo Oliver Queen è un anti-supereroe tormentato come si conviene alla modernità. Dopo una prima stagione di costruzione, con elementi solidi ma in parte prevedibili (l’origine misteriosa del personaggio, la città corrotta, la vendetta nel nome del padre), nella seconda l’abile Marc Gugenheim ha moltiplicato personaggi, sottotrame ben risolte e efficaci colpi di scena, rendendo più evidente l’ambiguità del protagonista, idealmente eroe ma sempre più portato a trasformarsi in nero giustiziere. Risultato: audience alle stelle, buone critiche, la nascita di uno spin-off (The Flash, a gennaio su Italia 1) e l’accordo fra Warner e The C.W. per la produzione di nuove serie, comprese Supergirl e Teen Titans. In attesa che, sempre nel segno di una guerra senza reclusione di colpi, la Marvel presenti le ben cinque serie frutto dell’accordo con Natflix, a partire da una versione finalmente dark di Daredevil, la cui originalità e profondità è stata fatta letteralmente a pezzi in due mediocri film.

Stefano Lusardi