“IL CLIENTE”: LA VENDETTA E L’ONORE NELL’IRAN DI OGGI

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Il cliente, uno dei film più belli e applauditi dello scorso Festival di Cannes, vincitore del Premio per la miglior sceneggiatura e per il Miglior Attore a Shahab Hosseini, ha una data d’uscita definitiva per l’Italia: il 5 gennaio 2017. A dirigerlo è l’iraniano Asghar Farhadi, che sulla Croisette era già andato tre anni fa con Il passato. Protagonista della storia è una coppia di attori impegnati nella messa in scena a teatro di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Costretti a cambiare improvvisamente casa, Rana ed Emad si trasferiscono in un nuovo appartamento dove Rana però viene aggredita mentre fa la doccia da un intruso che poi, spaventato, fugge dimenticando le chiavi di un furgone, prima che accada il peggio, come in Elle di Verhoeven che affronta oggi il tema dello stupro da una prospettiva completamente diversa.

Comincia così una lenta ma implacabile ricerca dell’uomo colpevole di aver calpestato l’onore di Rana, ma soprattutto del marito Emad, deciso a vendicarsi umiliando l’aggressore davanti alla sua stessa famiglia, che si appresta a celebrare un matrimonio. Ancora una volta Farhadi, le cui sceneggiature dovrebbero essere oggetto di studio da parte di tutti gli studenti di cinema, costruisce la sua storia attraverso piccoli ma importanti disvelamenti che spostano progressivamente il punto di vista sui personaggi facendocene cogliere nuove sfumature ad ogni scena, così che buoni e cattivi si scambiano continuamente i propri ruoli. Il racconto di un dramma personale, che molto ha in comune con quello del commesso viaggiatore di Miller, si incastona così e sul ritratto di un paese ossessionato da onore e rispettabilità, al punto da trasformare le vittime in carnefici. “Il protagonista è spinto alla vendetta – dice il regista – per timore di perdere la propria reputazione, di essere condannato dal giudizio negativo degli altri, dei vicini di casa, degli amici”.

E se uno degli attori, Babak Karimi, ricorda che l’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta era alle prese con gli stessi tabù, l’attrice protagonista, Taraneh Alidoosti, aggiunge: “In realtà si tratta di una storia molto universale, anche un uomo occidentale reagirebbe in maniera altrettanto dura. Emad è un intellettuale istruito, ma vive ciò che è accaduto alla moglie come una minaccia alla propria mascolinità. Rana dunque è una donna doppiamente attaccata”.

“Dopo Il passato realizzato in Francia – dice ancora Farhadi – stavo preparando un film ambientato in Spagna e prodotto da Pedro Almodovar. Ma poi la nostalgia di casa mi ha riportato in Iran e alla mia lingua. Chi fa cinema nel mio paese deve affrontare moltissimi ostacoli, ma io sono abituato a lottare contro le difficoltà che se per alcuni sono insormontabili, per me si trasformano in energia e motivazioni. Perché ho scelto proprio il dramma di Miller? La New York in via di sviluppo di Morte di un commesso viaggiatore, che cominciava ad avere un impatto forte sui suoi abitanti, assomiglia molto alla Teheran di oggi, dove si scontrano modernità e tradizione. La lezione è che non si può costruire il futuro distruggendo completamente il passato”.