IL RITORNO DI OLIVER STONE

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Il Salvador, Kennedy, il Vietnam, il football, Wall Street, perfino Jim Morrison: se volete un punto di vista tradizionale e poche opinioni, allora chiudete immediatamente questo articolo e, soprattutto, non cercate di avvicinarvi al cinema di Oliver Stone, uomo a cui si possono imputare molte cose e tanti difetti, ma certamente non quello di creare cinema accomodante o facile. Dopo il mezzo passo falso del rutilante Le belve – poco più di 80 milioni di dollari di incasso – adesso Stone è tornato a mettere le mani nella politica con Snowden, biopic corretto e rivisto, scritto partendo dal libro del giornalista del Guardian Luke Harding (The Snowden Files: The Inside Story of the World’s Most Wanted Man) su Edward Snowden, ex tecnico della CIA e consulente della NSA, la National Security Agency, famoso per aver rivelato pubblicamente dettagli dei programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense. Insomma, un eroe per molti, un traditore per altri. Perfetto per Stone.

LA VERITÀ
Snowden – assieme a Julian Assange – è senza dubbio uno dei personaggi più controversi degli ultimi vent’anni di storia e, quindi, quale soggetto miglior per il buon Oliver, che in trent’anni di cinema ha messo le mani in qualsiasi vespaio potesse, dal caso Kennedy a Nixon e Bush fino al Vietnam con la sua notevole trilogia (Platoon, Nato il 4 luglio, Tra cielo e terra)? «Perché la storia può essere molto divertente e raccontarla al cinema è una grande sfida», ha spiegato qualche giorno fa il regista in un discorso pubblico all’Università del Connecticut, «il problema è che non va raccontata come spesso viene fatto in America, con una continua pacca sulla spalla a noi stessi per essere un grande Paese. E nemmeno come in un film di Walt Disney. Certo, bisogna essere pronti a pagare un prezzo molto altro nel raccontare la verità, perché spesso è la cosa più difficile da fare». Snowden è quindi lo specchio perfetto per Stone, un personaggio che il regista sul set ha trasformato in Joseph Gordon-Levitt, ingrigito e imbruttito appositamente (nella foto sopra sul set con il regista). Al suo fianco, come spesso accade nel caso di Stone, una lunga lista di grandi attori che hanno fatto carte false per essere nei credits di Snowden: e allora, ecco la Shailene Woodley di Divergent (la fidanzata di Snowden, nella foto sotto con Levitt) Nicolas Cage, Rhys Ifans, Scott Eastwood, Zachary Quinto e Melissa Leo. «Snowden è un personaggio centrale nella storia contemporanea, nel mondo di oggi», ha detto Stone ai laureandi, «e non dimenticate che quando ha iniziato a sfidare il sistema, aveva solo ventinove anni, pochi più di voi. Non fate i cinici quindi, non fate finta che la sicurezza non interessi e non tocchi ciascuno di voi. Non è così. Arrendersi senza conoscere è il più grande peccato possiate commettere».
L’USCITA
Snowden è praticamente già pronto – in fase di post-produzione – ed è previsto in uscita negli Stati Uniti per la Open Road il 16 settembre. Era anche in predicato di finire in concorso a Cannes, ma pare ci fossero ancora alcuni dettagli da limare. La speranza è che sarà presentato – in competizione o meno – alla prossima Mostra di Venezia, dove nel 2009 Stone aveva portato il suo documentario South of the Border sul fenomeno Chavez in Venezuela, e dove, non va dimenticato, nel 1994 la Giuria di David Lynch gli assegnò il Leone d’argento per il suo folle e geniale Assassini nati – Natural Born Killers. Sarebbe un gradito ritorno.