INTERSTELLAR: LA RECENSIONE

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id. Usa, 2014 Regia Christopher Nolan Interpreti Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Wes Bentley, Matt Damon, Michael Caine, John Lithgow, Ellen Burstyn, Casey Affleck, Foy Mackenzie, David Oyelowo Sceneggiatura Jonathan e Christopher Nolan Produzione Christopher Nolan, Lynda Obst, Emma Thomas Distribuzione Warner Durata 2h e 49′ www.warnerbros.it/scheda-film-52500/interstellar

In sala dal

6 novembre

Tra non moltissimo, la specie umana sarà sull’orlo dell’estinzione. Una serie di non meglio precisate piaghe hanno distrutto tutte le colture tranne il mais e cambiamenti climatici provocano catastrofiche tempeste di sabbia. È quindi solo questione di tempo prima dell’apocalisse. All’ingegnere ed ex astronauta Cooper viene affidato il compito di recuperare gli esploratori-kamikaze volati a cercare pianeti adatti alla vita umana. Sfruttando dei “whormole” (sorta di enormi sfere nella galassia in cui la curvatura spazio-temporale consente passaggi in un’altra zona dell’universo), lui e un ristretto team vanno alla ricerca dei pochi temerari che ancora stanno inviando dei segnali.

Al netto delle tare/difetti (l’illogicità di certe situazioni, un eccesso qua e là di dialoghi filosofeggianti piuttosto pesanti), un kolossal potente e comunque sempre pervaso di un afflato mistico autentico che lo sospinge al di là dei paletti del mero genere. Si parte nel cuore dell’America rurale e in un certo senso a quello si ritorna (il punto di vista anche ideologico è molto americano-centrico, anzi, volendo, troppo) e in mezzo a tante scelte definitive e questioni (salvare la Terra o la specie umana? Come vivere i paradossi lancinanti della relatività del Tempo?) quella del privato, del sacrificio di un padre – con tutti i rimorsi e i rimpianti – non è certo secondaria. È uno degli aspetti più adulti e trattati con migliore sensibilità, di una storia lunga ed epica che trova splendide soluzioni narrative nei momenti più drammatici. In effetti, quando l’impresa si farà veramente dura la tensione toccherà vertici estremi (come in Gravity e oltre), da super spettacolo, così come altrettanto notevole è l’immaginazione di Nolan (ma anche del suo team di esperti e scenografi) ad inventare un ambiente all’interno di un buco nero (di più è meglio non dire). Certo non siamo di fronte a un nuovo 2001 Odissea nello Spazio (cui pure Interstellar è stato in Inghilterra accostato), Kubrick aveva (ha) altro respiro, solleticava interrogativi metafisici mentre reinventava un genere. Ma con tutti i suoi “compromessi” di autore da platea, Christopher Nolan ha comunque sempre la forza e la temerarietà di pensare il cinema in grande, di progettare visioni e realizzarle, di cercare risposte non elementari, idiote o corrive. E gli attori che partecipano all’impresa lo assecondano con la gravità dovuta (da McConaughey alla Hathaway, da Caine alla Chastain, a Damon).

Massimo Lastrucci