JACO VAN DORMAEL: “SE PAPA FRANCESCO VEDESSE IL MIO FILM MORIREBBE DAL RIDERE”

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Esce nelle sale Dio esiste e vive a Bruxelles, stravagante rilettura del Nuovo Testamento dove Dio è uno scansafatiche dispettoso e sua figlia cerca sei nuovi Apostoli tra cui Catherine Deneuve

Dio esiste e vive a BruxellesC’è qualcosa di fanciullesco e ingenuamente irresistibile in Jaco Van Dormael, genialoide regista belga dell’incompreso Mr. Nobody e in uscita oggi nelle sale italiane con lo stravagante Dio esiste e vive a Bruxelles. L’avevamo incontrato a settembre alla prima piemontese del suggestivo spettacolo di nano-teatro con mani recitanti Kiss & Cry alle Fonderie Limone di Moncalieri e lo risentiamo al telefono da Bruxelles, dove sta facendo le prove di Cold Blood, spettacolo basato sullo stesso principio ma più contemplativo. E un modellino, questa volta della città di Bruxelles, bagnata dall’innaffiatoio di un Dio scansafatiche e capricciosamente dispettoso, interpretato da uno strepitoso Benoît Poelvoorde, compare nell’eccentrico Dio esiste e vive a Bruxelles. Una cineriscrittura visionaria all’insegna della creatività più sfrenata nientemeno che del Nuovo Testamento, in ottica femminista e dal punto di vista della figlia di Dio, sorella di JC (Je Sais), ossia Gesù Cristo, la piccola Ea (Pili Groyne), che si mette a cercare sulla Terra sei nuovi Apostoli dopo aver fatto un dispetto al sadico Padre mortificando tutti gli abitanti della Terra inviando loro un sms con la data della propria morte.

INTERVISTA A JACO VAN DORMAEL

Che succede a Bruxelles, è vuota come il tuo film? Hanno appena chiuso un’autostrada vicino a Charleroi…
Non sappiamo bene quello che sta accadendo, è difficile capire se è solo una dimostrazione di forza oppure no. Nel quotidiano, a parte l’esercito, sembra sempre una città molto tranquilla dove le culture si mescolano. Qui è facile nascondersi, è una specie di luogo strategico, come per Victor Hugo o Rimbaud e Verlaine.

Credi che il sadico Dio del tuo film avrebbe potuto ideare crimini così orribili?
La religione qui non c’entra, è questione di potere e manipolazione. Usano la religione per fare del terrore. Ha a che fare più col petrolio e la volontà di dominio.

Dio esiste e vive a Bruxelles è stato selezionato dal Belgio per la corsa agli Oscar. Come la vivi?
Bisogna vedere se entriamo nella cinquina, ci vuole anche fortuna.

Dio esiste e vive a BruxellesQual è la genesi di Dio esiste ed è nato a Bruxelles?
È la prima sceneggiatura che scrivo con Thomas Gunzig. Una frase che ci ha solleticato è di Woody Allen: «Se Dio esiste ha interesse ad avere delle buone scuse ». Io non sono credente ma ho ricevuto un’educazione cattolica. Il centro del film sta nel fatto che ciascuno riceve la data della propria morte sul telefonino e a partire da ciò la vita cambia. Dio esiste e abita a Bruxelles, non è New York né Londra né Roma, non c’è sole, c’è la pioggia. E lì scrive le leggi che incasinano tutti. Il Nuovo Testamento è una storia di uomini, le donne sono icone, vengono adorate ma non fanno nulla se non lavare i piedi. E se Dio avesse una moglie e una figlia di cui non ci hanno mai parlato? Questo ha iniziato a farci divertire.

Ti ha fatto bene l’educazione cattolica?
Per un non credente sono belle letture, bei personaggi! Storie formidabili, belle storie d’amore che danno fiducia nella vita. La Bibbia è interessante ma io ho fatto una cosa più alla Monty Python.

E Papa Francesco ti piace? Non trovi che assomigli fisicamente un po’ a Woody Allen?
Sono persuaso che se Papa Francesco vedesse il film morirebbe dal ridere! Papa Francesco è un contemporaneo, un uomo di oggi, vede vari modi di guardare alla fede. Nel mio film ci sono vari modi di amare.

Uno dei temi del film è anche la molteplicità delle vite, delle storie e degli amori possibili come in Georges Perec: perché sei così affascinato da ciò?
Il cinema è l’argilla delle scelte possibili, di tutte le vite che si possono avere. Il fatto di andare al cinema è avere l’esperienza di una vita che non si avrà: e se fossi stato Pirata dei Caraibi o ucraino nel 1940?

Scrivi come potrebbe farlo Dio, valutando tutte le possibilità e poi cancellando quelle che non funzionano?
Sono della vecchia scuola, scrivo tre ore al giorno, almeno tre pagine. Non scrivo nella continuità cronologica, cose disparate che poi organizzo, primo l’inizio, il centro e poi la fine.

Nel film ti sei ritagliato il cameo di Robert che scopre di poter vivere solo per qualche secondo: se sapessi quando morirai che cosa faresti?
Mi rendo conto di vivere un po’ come un immortale, dimentico sempre che morirò. E poi ho gente intorno a me che mi ricorda che potrebbe capitare anche a me. Mio padre ha cento anni: è indipendente, cammina bene, vive con mia mamma che ne ha una novantina. Ha visto due volte Mr. Nobody, ha dormito la prima volta e poi ha detto che è formidabile. Dice che non durerà molto e trova che la vita sia molto corta. Non è riuscito a fare tutto quello che voleva: sostiene di aver guadagnato dei soldi ma di aver perso parte della vita. Si occupava di import-export con gli Stati Uniti, ha lavorato in Germania per il Piano Marshall. Ha cominciato a scrivere libri verso 65 anni.

Dio esiste e vive a BruxellesMentre vedevo il film pensavo a te e Thomas che, ridendo, vi dicevate: «Chi mettiamo a letto con Catherine Deneuve? ». Perché lei per il ruolo di uno degli Apostoli e perché s’innamora di un gorilla?
Tutti gli attori erano già miei amici ma non conoscevo lei. A Parigi c’erano delle marce di famiglie con bambini contro il matrimonio gay. Catherine Deneuve è apparsa in televisione dicendo che non ci sono maniere d’amare condannabili, ciascuno deve amare chi vuole. Io trovo che questa icona del cinema francese abbia avuto coraggio, diceva esattamente quello che pensava.

La scelta del gorilla è stata per caso ispirata dal cinema di Marco Ferreri?
No, un mio amico di Bruxelles aveva un teatro e negli anni ’80 invitò un cantante che viveva con un orangotango. Attaccava tutte le donne che si avvicinavano al cantante.

Com’è sul set Catherine Denueve?
Ha subito detto sì. Catherine Deneuve è molto divertente, molto precisa a livello di recitazione. Ha un incredibile senso dello humor, rideva molto nelle braccia del gorilla all’interno del quale c’era un ginnasta spagnolo che non vedeva nulla!

E com’è andata la scena a letto col ragazzo marocchino?
È una delle scene più belle del film, per me, l’ha fatta con una rilassatezza assoluta. Il suo personaggio cerca l’amore a ogni prezzo, trova un giovane. È molto delicato girare le scene d’amore. Le ho chiesto: «Se vuole tenere la vostra camicia da notte… » Lei mi ha risposto: «Non faccio l’amore con la camicia da notte! ». È formidabile, abbiamo girato pochi ciak.

È vero che prima di Benoit Poelvoorde hai pensato a Daniel Auteuil per il ruolo di Dio?
Sì, Daniel è un amico, ma non era giusto per fare Dio, ho poi scelto Benoit.

Se Dio fosse una donna andrebbe meglio?
Quando i bimbi cadono chiamano la mamma, non il papà! E poi, in questo caso, il padre è autoritario e folle.

C’è molta libertà nella rappresentazione dei sei ‘nuovi Apostoli’, c’è qualche riferimento a quelli veri?
Volevo come personaggi alcuni perdenti magnifici, gente persuasa che l’amore e la felicità non sono per loro.

Dio esiste e vive a BruxellesSei affascinato dalla diversità, in particolare da quella dei corpi…
Si potrebbe credere che non sono belli, poi lo sguardo delle persone che li ama li rende belli. E la piccola musica interiore è ogni volta una musica grandiosa, d’opera e barocca.

L’uso delle musiche ha una primaria importanza in Dio esiste e vive a Bruxelles.
Mio fratello gemello collaborava con me per le musiche, è mancato di cancro a poco più di 50 anni. Ho lavorato con una compositrice (An Miel Mia Pierlé, n.d.r.) che ha fatto anche l’attrice.

Perché c’è un apostolo gender, un bimbo che vuole diventare donna? Nel tuo primo cortometraggio, Maedeli la brèche, avveniva il contrario: la protagonista voleva diventare un uomo…
Quando avevo sei anni, vivevo in Germania, e la mia migliore amica indossava delle mutande da uomo perché voleva diventare un ragazzo. La trovavo molto seducente. È lei che mi ha ispirato per il mio primo cortometraggio, una breve storia d’amore tra un ragazzo e una ragazza che vuole diventare un maschio. Sapevo anche di un ragazzo malato di leucemia che voleva vestirsi da donna ma poi è stato costretto a cambiare scuola.

Il tuo sguardo umanista in particolare nei confronti dei ragazzi down. Qui ha un piccolo e commovente ruolo Pascal Duquenne de L’ottavo giorno…
Pascal compare in tutti i miei film. Alla fine mi chiede sempre: che ruolo avrò nel prossimo? È un piacere lavorare con loro, hanno qualcosa in più, una sorta di sensibilità speciale. Ma se Pascal non si diverte non lo fa!

Mr. Nobody è il progetto più ambizioso della carriera. Se potessi ‘cambiare la vita’ del film come il protagonista, che cosa modificheresti?
È stato un grande scacco commerciale ma una delle più riuscite cinematografiche. C’è anche una componente casuale.

Com’è stato lavorare con Jared Leto?
Jared Leto vive col suo personaggio, lavora molto, ha un potere di trasformazione incredibile.

Quali autori ami nel cinema italiano?
Tra i contemporanei Sorrentino e la Grande Bellezza, ma mi ha marcato Fellini, in particolare Amarcord. Tutto Fellini è nelle mie cellule! Amo anche La ragazza con la valigia (di Valerio Zurlini, n.d.r.).

Nuovi progetti?
Forse un adattamento di My stupid dog di John Fante, un autore molto divertente e crudele.

Roberto Schinardi