LE REGOLE DEL DELITTO PERFETTO

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Su Fox dal 27 gennaio

posterLa produttrice Shonda Rhimes è entrata nella lista di Time fra le 100 persone più influenti al mondo. Grazie alle serie tv che ha creato e prodotto, dalla longeva Grey’s Anatomy al raffinato Scandal, che non sarà House of Cards, ma riesce ugualmente a raccontare con la giusta perfidia lo sfrontato cinismo della politica. Le regole del delitto perfetto usa un identico affilato bisturi nei confronti del modo della legge, che non è propriamente uguale per tutti. Nel pilot, la professoressa di Diritto penale Annalise Keating (la brava Viola Davis, già nominata agli Oscar per Il dubbio e The Help e appena premiata ai Sag Awards come migliore attrice drammatica in una serie tv) spiega con estrema chiarezza ai suoi studenti la strategia ideale che in un processo deve mettere in atto un “buon” avvocato difensore: screditare i testimoni; introdurre un nuovo sospetto; seppellire le prove. Per creare un dubbio nella giuria, che permetta di ottenere l’assoluzione del cliente (anche, o forse soprattutto, se colpevole).

le regoleIn aula, di fronte alla sua classe spaventata e un po’ perplessa, Annalise rende subito evidente il fatto che il suo corso è una sorta di gara ad eliminazione, dove vincono i più determinati e più brillanti: la classe la affiancherà durante un processo e i quattro studenti che forniranno le idee migliori per vincerlo saranno scelti per lavorare nel suo studio. E quattro vincono, grazie a brillanti intuizioni, colpi di fortuna, ma anche colpi bassi, e una buona dose di cinismo. Fin dal pilot la serie denuncia la sua struttura classica, quella procedurale: ogni episodio un nuovo caso. C’è anche, ed è l’elemento che regala il giusto sapore, un filo conduttore. L’episodio infatti si apre mostrando quattro ragazzi alle prese con l’occultamento di un cadavere, che viene portato fuori da una casa dentro il classico tappeto, mentre uno dei quattro canticchia, sulle note di Jingle Bells: “Che bello uccidere qualcuno e finire in prigione”, e finisce, dopo il flashback della prima lezione/primo caso, con la scoperta dell’identità della vittima (che non è il caso di svelare). I quattro sono proprio gli stessi che Annalise ha premiato come più arguti e meritevoli. Una serie procedurale, dunque, ma con l’anima decisamente nera. Che promette bene.

Stefano Lusardi