”LO HOBBIT” ULTIMO ATTO: LE STORICHE CIAK COVER SULLA SAGA

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Con Lo Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate al cinema da domani si conclude definitivamente il viaggio nella Terra di Mezzo iniziato da Peter Jackson tredici anni fa: ecco un piccolo” amarcord” della saga fantasy più amata di sempre anche attraverso le mitiche cover di Ciak

La cover di Ciak di novembre 2014
La cover di Ciak di novembre 2014

Ogni viaggio, lungo, emozionante, difficoltoso, catartico che sia, ha un inizio e un imprescindibile finale. Un epilogo, come in questo caso, capace di (ri)scrivere, in seguito ad innumerevoli tappe ed esperienze, la dolorosa conclusione a quello che inizialmente era, letteralmente, un viaggio inaspettato. Dopo tredici anni dall’uscito del primo, indimenticabile film, oggi l’Unexpected Journey delle due Compagnie – così diverse ma unite dallo stesso nobile intento, avendo come filo conduttore l’eterna battaglia del Bene contro il Male – si conclude, portando con sé tutto l’epica delle parole scritte da Tolkien e rappresentate sul grande schermo da Peter Jackson, regista che ha saputo fare del fantasy (alto, maturo, impegnato) un genere da diciassette Oscar e miliardi su miliardi al botteghino, toccando tutto il mondo e facendo della Terra di Mezzo la Terra dei Sogni.

Per l’appunto, una delle più grandi avventure cinematografiche di tutti i tempi si conclude (definitivamente?) con Lo Hobbit – La Battaglia delle Cinque Armate, l’ultimo capitolo della seconda trilogia dell’Anello, quella legata al piccolo grande hobbit Bilbo. Nonostante il successo assicurato che avrebbe riscontrato in un pubblico che sentiva (e sentirà) la mancanza di un mondo fantastico, dopo il trionfale ritorno del Re, il primo film de Lo Hobbit, Un Viaggio Inaspettato, uscito nel 2012, ha avuto una genesi complessa. Infatti, il progetto Lo Hobbit, fu affidato in principio a Guillermo del Toro che, però, abbandonò la pellicola per un ritardo di produzione. Ma, si sa, ogni figlio resta legato ai propri genitori, anche se è in grado di camminare autonomamente.

Agosto 2001: la prima cover di Ciak dedicata alla saga tolkeniana
Agosto 2001: la prima cover di Ciak dedicata alla saga tolkieniana

Nel momento del bisogno, infatti, Peter Jackson decise di tornare dietro la macchina da presa, richiamando i ”suoi” Ian McKellen, Andy Serkins, Cate Blanchett, Orlando Bloom e Elijaw Wood. Ancora una volta, come un gruppo d’amici con la voglia di ricordare i vecchi tempi, (ri)partirono per l’emozionante avventura, annunciando che Lo Hobbit sarebbe stato sviluppato in egual modo al Il Signore degli Anelli: tre film girati quasi contemporaneamente, Un Viaggio Inaspettato, La Desolazione di Smaug e, oggi, La Battaglia delle Cinque Armate.

A discapito di chi ha storto la bocca, dimenticando che il cinema è sì arte ma anche industria e intrattenimento, la strada che ha portato all’epilogo della battaglia per la Montagna è stata proficua e indispensabile, un cammino che ha dato vita a nuovi personaggi, resi amabili e memorabili grazie alle interpretazione degli ”ultimi arrivati” come Richard Armitrage alias Thorin (e i rimandi all’Aragorn di Viggo Mortensen non sono azzardati), Benedict Cumberbatch volto ”digitale” e voce di Smaug – uno dei draghi più belli di tutta la storia del cinema – e, soprattutto, grazie a Martin Freeman, capace di donare umanità, intelligenza e profondità a Bilbo Baggins. Cosa non facile e non scontata, ereditando il fardello del protagonista (e dell’Anello) dall’iconico Frodo, Freeman è stato in grado di reggere il peso di un viaggio che è la fine ma contemporaneamente l’inizio della guerra contro Sauron (e Saruman) e le Forze Oscure, raccontata ne La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri e nel Il Ritorno del Re.

La prima cover di Ciak dedicata alla saga tolkeniana: Gennaio 2002
La prima cover di Ciak dedicata alla saga tolkeniana: Gennaio 2002

Lo Hobbit, poi, oltre gli altissimi incassi, è stato rivoluzionario anche dal punto di vista tecnico, in quanto è stata la prima pellicola girata in HFR 3D a 48fps (High Frame Rate a 48 fotogrammi al secondo) e proiettata in sala con questo nuovo formato capace di riportare negli occhi dello spettatore una verosimiglianza incredibile: posti incantati, strane creature, nani, orchi e draghi più tangibili che mai. Peter Jackson, tra l’altro, con Il Signore degli Anelli prima e con Lo Hobbit dopo, è stato capace di spostare l’enorme macchina produttiva statunitense dall’altra parte del mondo, trovando a casa sua, in Nuova Zelanda, il set naturale perfetto. Il tutto grazie anche alla Weta Digital & Workshop, che si è occupata dei fantasmagorici effetti visivi delle sei pellicole.

Quindi, il cammino iniziato nel 2001 – accompagnando Ciak con molte cover e due libri speciali – , sta per compiere l’ultimo passo: tutti mano nella mano, uomini, nani, maghi ed elfi contro il fuoco di Smaug e l’esercito di Sauron, sotto la Montagna Solitaria e per la libertà del bene. Gandalf e Bilbo, Thorin e Elrond in un’andata e ritorno che porta con sé tutta l’influenza che Peter Jackson e la sua Terra di Mezzo hanno impresso al pubblico e al cinema stesso. Epica, magia, coraggio, vita, morte e rinascita fuse insieme con eroi che tutti noi avremmo voluto essere e con battaglie a cui prendere parte grazie al potere del grande schermo. Il viaggio è finito ma, in un momento il cui il mondo ha un disperato bisogno di credere e sognare, ci resta l’arma più potente e forte di tutte: l’immaginazione.

Damiano Panattoni

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