“MAGNOLIA”: 5 MOTIVI PER (RI)VEDERLO!

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Coincidenze, disperazione, colpa, redenzione. Questo è Magnolia, il capolavoro del 1999 di Paul Thomas Anderson. Pianta preistorica che cresce in posti totalmente diversi tra loro e con i suoi nove petali che si intersecano in un solo punto, la magnolia è perfetta immagine del lavoro del regista statunitense.
Nove storie apparentemente assestanti, nove esistenze diverse e irrimediabilmente simili, nove protagonisti che si ritrovano legati dall’ineluttabilità del destino. Una trama complessa, per un’opera che diventa severo quadro del mondo, analizzato da Anderson attraverso la coscienza dei protagonisti e i loro ripianti.
Una giornata vista dal cielo sopra Los Angeles: un magnate in fin di vita, una giovane moglie, un infermiere, un celebre figlio in rotta con il padre, un poliziotto innamorato, un ragazzo – genio, un ex ragazzo prodigio, un conduttore televisivo e una figlia alienata si ritrovano parte di una caos condensato in un’unica storia.
Non solo, Magnolia presenta anche un cast eccezionale: Jeremy Blackman,Tom Cruise, Melinda Dillon, Philip Baker Hall, Philip Seymour Hoffman, Ricky Jay, William H. Macy, Alfred Molina, Julianne Moore,John C. Reilly, Jason Robards e Melora Walters.

Ecco i 5 motivi per cui (ri)vederlo!

1 PAUL THOMAS ANDERSON
Visionario, eclettico e soprattutto spiazzante. Il regista di Vizio di forma e Il petroliere, con ritmo incalzante e fluidi movimenti di macchina, crea universo fatto di cortocircuiti emozionali. Con Magnolia Anderson attinge dall’America oggi di Robert Altman (1993) e, attraverso un intreccio complesso dissemina rimpianti, esitazioni, senso di colpa, conferendo al film una sua personale visione disillusa del mondo e delle ancestrali coincidenze che lo governano. L’affresco umanissimo di Anderson è un vero e proprio circolo vizioso di momenti spiazzanti carichi di tensione.

Paul Thomas Anderson

2 AIMEE MANN E LA COLONNA SONORA
In Magnolia c’è una totale corrispondenza tra musica e immagini, note che inebriando di sensazioni contrastanti e che ritornano come un boomerang, colpendo e accarezzando al contempo. Protagonista assoluta Aimee Mann, con le sue composizioni delicate, malinconiche w accattivanti. La canzone più incisiva? Sicuramente Save Me, ballata che ha valso alla cantante statunitense una nomination all’Oscar e una al Golden Globe come autrice della miglior canzone originale. Curiosità: Anderson paragona il ruolo della musica di Aimee nel film a quello delle canzoni di Simon & Garfunkel nel Laureato, e si dice che siano stati proprio i suoi brani a ispirare lo script dell’opera. Ad arricchire il tutto Goodbye stranger e Logical song dei Supertramp.

Aimee Mann

3 TOM CRUISE ARROGANTE PIÙ  CHE MAI
Volgare, viscido, superbo, ma anche fragile e arrabbiato. Forse una delle migliori interpretazioni di Tom Cruise. Contattato da Anderson mentre era sul set di Eyes Wide Shut, Cruise è Frank TJ Mackie un guru del sesso per uomini che vogliono conquistare una donna. Il personaggio, ispirato a Ross Jeffries, motivatore maschilista che usava nei suoi seminari un linguaggio osceno degradando continuamente il genere femminile, sembra scritto per Cruise, che eccelle nell’interpretare uomini arroganti che, alla fine, imparano una lezione di vita (basti pensare a Nato il quattro luglio o Jerry Maguire). Ma la vera bravura di Cruise si nota soprattutto quando Mackey affronta il padre sul letto di morte. L’aspetto più sorprendente in questa scena è il passaggio di stati d’animo sul viso dell’attore: dal cinismo alla rabbia sino a un dolore profondo per troppo tempo represso.

Tom Cruise

4 CARNEFICE VS. VITTIMA
In alcuni film si riconosce immediatamente chi è il carnefice e chi la vittima.
Uno è cattivo l’altro è buono, uno merita una brutta fine l’altro di avere giustizia. Nella vita le cose sono decisamente diverse. L’animo umano nella sua complessità non è bianco o nero. In Magnolia tutte le voci dei protagonisti si confondono in una stereofonia assordante, sono sia l’uno che l’altro. Come in altre opere, ad esempio Fight Club, la distinzione tra questi poli opposti si offusca, lasciando l’amaro in bocca. «Noi possiamo chiudere con il passato ma il passato non può chiudere con noi » ha scritto Shakespeare nel XVII secolo, citato nel film dal conduttore tv Jimmy Gator. Ed è questo il punto focale: rimpianti e rimorsi si incontrano e scontrano, gli strascichi di ciò che è accaduto si ripercuotono nel presente, la vita ha tolto qualcosa ai protagonisti che a loro volta hanno fatto del male ad altri. Unica certezza? Nessuno è senza peccato.

Magnolia

5 LA PIOGGIA DI RANE
Un richiamo alla Bibbia, un espediente narrativo, un evento insolito. La pioggia di rane è sicuramente una delle più belle scene del film di Anderson. Ma perché piovono rane dal cielo? Per scuotere i protagonisti le cui maschere sono ormai inesorabilmente cadute, perché dopo tutto quello che è successo in un solo lungo giorno è inevitabile che arrivi la tempesta. Un evento trascendente, che richiama la fatalità del destino, preannunciato svariate volte nel film, dal bambino all’inizio che rappa «Quando il sole bene non fa, Dio manda pioggia sull’umanità », all’interesse di Stanley per il meteo, sino alla ricorrenza dei numeri 2 e 8. Se si sfoglia il libro dell’Esodo infatti al capitolo 8, versetto 2 si legge «Aronne stese la mano sulle acque d’Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d’Egitto ». Una pioggia purificatrice, divina, catartica.

Magnolia

Rudy Ciligot