MARION COTILLARD SI SDOPPIA SULLA CROISETTE

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Donna interrotta per Audiard, madre disoccupata per i fratelli Dardenne, Lady Macbeth per Michael Fassbender, Marion Cotillard ritorna sulla Croisette come donna fragile, passionale, istintiva per Nicole Garcia e Xavier Dolan. A Cannes ieri per Mal de Pierres e il 19 maggio per Juste la fin du monde, l’attrice francese è una presenza fissa al festival di Cannes eppure sempre diversa. Questa volta il destino di una donna sembra il fil rouge tra l’opera di Nicole Garcia e quella di Xavier Dolan. 

MAL DE PIERRES «Come attrice, adoro andare sui terreni a rischio», confida a L’Express l’attrice che per la regista francese Nicole Garcia interpreta una malata d’amore. Marion è Gabrielle, figlia della piccola borghesia agricola nella Provenza degli anni ’50. In un’epoca in cui le donne sono condannate al matrimonio, il suo sogno di una passione diventa uno scandalo. I suoi genitori la danno in sposa a José, un operaio stagionale, incaricato di fare di lei una moglie rispettabile. Ma Gabrielle non lo ama, si vede interrata viva. Così quando viene inviata alle terme per curare i suoi calcoli renali, il suo mal di pietre che le impedisce di diventare madre, un luogotenente ferito nella guerra d’Indocina, André Sauvage, fa rinascere in lei l’urgenza di amare e lui sembra rispondere al suo desiderio. Fuggono insieme, ma questa volta non le prenderanno quella che lei chiama “la cosa principale”. Gabrielle vuole andare fino in fondo al suo sogno. 

IL CORAGGIO DELLA FOLLIA Tratto dal romanzo Mal de pierres di Milena Agus, diventato best seller in Francia e ambientato però in Sardegna, il film di Nicole Garcia accolto con poco entusiasmo al festival di Cannes, racconta le aspirazioni di una giovane donna in contrasto con i pregiudizi di una società arcaica. «Il destino di questa donna – spiega la regista di Place Vendôme – incarna per me la forma dell’immaginario, la potenza creatrice di cui siamo tutti capaci quando le nostre aspirazioni, i nostri sentimenti, ci conducono alle estremità di noi stessi, al nostro superamento». Alle convenzioni sociali e alla ristretta mentalità di provincia, Gabrielle oppone quella che gli altri definiscono follia, o semplicemente la sua forza, il suo coraggio, la sua passione. È una follia che le fa trovare mediocre il mondo che la circonda, la rinuncia alla sottomissione a un mondo che non condivide. «I personaggi di donna – continua Nicole Garcia – mi interessano quando hanno questa dimensione vibrante, tremante, poetica. Qualcosa nella follia delle donne mi attira, quando portano in loro una fragilità, il rischio di una catastrofe». E Marion Cotillard riesce a far emergere tutta la tensione ideale ma anche l’istinto animale della sua passione.

GALLERIA DI EROINE «Ho pensato subito a lei per il ruolo di Gabrielle – spiega la regista – non riuscivo a rispondere alla domanda “chi altro?” Mi ha colpito il suo coinvolgimento, la sua fiducia, il suo abbandono. Lei esprime una sensualità molto particolare, che io trovo rara al cinema». Da Madame Bovary a Adele H, Nicole Garcia mescola le storie delle eroine di tutti i tempi, quelle donne intrappolate in un mondo di finzione mentre Marion Cotillard intreccia le fila dei sentimenti, nella complessità di tutte le loro sfumature. L’attrice inaugura, così, la galleria di ritratti femminili che affollano il festival: Julieta di Almodovar, domani in programmazione, Clara di Kleber Mendonça Filho (Aquarius), la Personal Shopper di Olivier Assayas, La Fille inconnue des Dardenne o di Elle di Verhoeven, fino alla Catherine di Juste la fin du monde. Marion Cotillard ritornerà per Xavier Dolan nel ruolo della cognata di uno scrittore che scopre di avere una malattia in fase terminale e decide dopo 12 anni di assenza di tornare a casa. Il regista di Mommy porta sullo schermo l’opera teatrale di Jean-Luc Lagarce, attore, regista e scrittore francese, malato di AIDS e scomparso a soli 38 anni nel ’95. Affianco a Vincent Cassel, Nathalie Baye, Gaspard Ulliel e Léa Seydoux, Marion Cotillard prende parte all’esplosione di rancori, illusioni perdute e speranze tradite che i familiari si rinfacciano a tavola.  

RECITARE COME INNAMORARSI Esplorare il passato è il segreto di Marion per penetrare nell’universo dei suoi personaggi femminili. L’attrice che ritorna per la quinta volta a Cannes, racconta il suo cinema come un relazione d’amore, in cui ci si sente diversi pur rimanendo sempre gli stessi. «Fare i film è come innamorarsi: finisco per pensarci anche quando non vorrei. È più forte di me. Ogni volta che ci si prepara a un film lo si fa in modo diverso. Perché il regista è differente, come la materia che si tratta, l’anima del personaggio. È come l’inizio di una relazione».