Michele Riondino: “Il film che mi ha cambiato la vita”

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La rubrica più speciale dell’estate: abbiamo chiesto ai protagonisti del cinema italiano qual è l’opera, il libro, il film, l’album o il dipinto che ha cambiato la loro visione del mondo e che ha segnato per sempre la loro vita. Oggi ci risponde Michele Riondino, famoso per Il giovane Montalbano, quest’anno eccezionale nel poliziesco Falchi e vincitore del Ciak d’Oro in coppia con Sara Serraiocco per La ragazza del mondo. Da qualche giorno ha vinto anche il Premio Gian Maria Volonté durante il festival La Valigia dell’Attore. A settembre lo vedremo alla Mostra di Venezia nel cortometraggio Diva! di Francesco Patierno

MICHELE RIONDINO: L’ATTIMO FUGGENTE DI PETER WEIR

«L’opera che mi ha cambiato la vita è il film L’attimo fuggente», dice Michele. «L’ho visto la prima volta da ragazzino, grazie a un professore che ce lo mostrò durante le scuole medie: rimasi colpito da quello che il film insegnava, dal discorso del professor Keating, Robin Williams, sulla bellezza. In particolare mi è rimasto impresso il personaggio di Neil, ostacolato dal padre. Sono rimasto così affascinato dalla setta dei poeti estinti che, con tre amici, abbiamo istituito una sorta di setta simile e sulle orme del film ognuno di noi ha espresso il desiderio di fare qualcosa di artistico. Io ho scelto di fare l’attore: è stata la prima volta che ho desiderato farlo davvero, nella realtà. E poi è stato proprio mio padre a consigliarmi il primo laboratorio teatrale: non sapevo a chi chiedere, e lui conosceva un suo amico del CREST (Collettivo di Ricerche Espressive e Sperimentazione Teatrale, mdr.) a Taranto. Tutto è cominciato da lì».

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