“MISSISSIPPI GRIND”, UN RITRATTO DELL’AMERICA A PARTIRE DAL POKER

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Uscito in sordina in poche sale italiane, senza alcun tipo di battage pubblicitario – dopo essere stato congelato per un anno e mezzo dall’anteprima al Sundance Film Festival – Mississippi Grind rientra in quella categoria di pellicole estive tappabuchi che, sorprendentemente, rivelano di possedere una qualità cinematografica di notevole fattura. Si tratta della quarta collaborazione tra i registi e sceneggiatori Ryan Fleck e Anna Boden, dopo il bellissimo Half Nelson, lo sportivo Sugar e l’appassionante dramma adolescenziale 5 giorni fuori. Tutti film assai sottovalutati in Italia, mai visti nelle sale, disponibili soltanto sul mercato home video. Mississippi Grind è il lavoro più ambizioso della coppia: un ritratto della provincia americana attraverso il punto di vista di due giocatori di poker, due scommettitori incalliti alle prese con problemi relazionali, difficoltà finanziarie e solitudini esistenziali.

A dire il vero, i protagonisti sembrano inizialmente trovarsi agli antipodi: Ben Mendelsohn è Gerry (dopo il Danny di Bloodline un’altra interpretazione davvero memorabile), un quarantaquattrenne divorziato e depresso con innumerevoli creditori alle calcagna, un buon giocatore ma troppo spesso sfortunato; Ryan Reynolds (qui nella sua migliore interpretazione della carriera, finora) è Curtis, un trentacinquenne brillante, ottimista e donnaiolo, ma di cui si conosce poco altro. L’incontro tra i due sembra essere per Gerry una benedizione: Curtis arriva sempre ad aiutarlo nel momento di maggiore difficoltà, e lo aiuta economicamente promettendogli di accompagnarlo a New Orleans per partecipare a una partita di poker dal montepremi elevato. Per arrivarci però sperano di guadagnare denaro giocando in tutte le bische e i casino che costeggiano le rive del Mississippi; altrimenti, scommettendo indistintamente su corse di cani e cavalli. E così, Fleck e la Boden raccontano in maniera sincera, emozionante e autentica luoghi, personaggi, umori e sentimenti che caratterizzano buona parte dell’America, quella più rozza e verace di stati come l’Iowa o di città come St. Louis e Memphis, dove le autostrade sembrano non finire mai e le insegne indicano soltanto motel, taverne, bordelli o bingo e slot machines.

Mississippi Grind è un grande racconto americano on the road, quello che forse avrebbe scritto Mark Twain se fosse vissuto nel ventunesimo secolo e avesse avuto a che fare con la crisi economica e morale che riguarda tutti noi. Ma dopo l’ennesima sconfitta, Gerry e Curtis trovano comunque il coraggio di portare fino in fondo il loro viaggio: e quella fortuna che era mancata fino a quel momento, li ripaga proprio quando tutto sembra essere finito e perduto. E allora il film suona gli accordi di una ballata country ma dal retrogusto dolce: riflettendo sull’imprevedibilità del fato, si inneggia nientemeno che a quel briciolo di solidarietà umana che tiene in piedi il mondo.