“Our Souls at Night”: Robert Redford, Jane Fonda e l’amore in terza età

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“Ti interesserebbe venire a dormire con me qualche volta?”. E poi di fronte all’imbarazzo del vicino: “Non è per il sesso, è per superare la notte”. Comincia così la più tenera, inopinata e rilassata delle love story, quella tra i due veterani della vita Addie Moor e il prof. Louis Waters, entrambi con le cicatrici esposte di vecchie ferite, entrambi vedovi, entrambi ancora sufficientemente vivaci da suscitare l’invidia e le battute dei coetanei. E’ una provincia serena nel Colorado, la protagonista di questo film tratto da un romanzo di Kent Haruf (1943-2014) che ci dicono bellissimo. Le nostre anime di notte (questo dovrebbe essere il titolo in italiano, proprio come il libro edito da NNE), è invece diretto dall’indiano Riesh Batra, rivelazione con Lunchbox, più con l’intenzione di realizzare una dolce commedia drammatica dal meditato respiro popolare.

Comunque: quando poi hai a disposizione due meravigliose glorie cinematografiche che a ogni battuta sembra facciano riverberare tutta la magnificenza del cinema da loro interpretato, chiaro che hai già mezza vittoria in tasca. Chi potrebbe infatti, al contrario, sottolineare il ritmo singhiozzante a serie di finali che zucchera decisamente quasi al limite una storia che tocca e non en passant un tema così “imbarazzante” come il sesso tra vecchi? Beiamoci piuttosto della luminosa avvenenza e regale eleganza, ricca di piccole sfumature humour, di una Jane Fonda di ancora assoluto splendore e rivediamo in ogni gesto, anche quello più rallentato o tremolante, di un Robert Redford che sta teneramente raggrinzendosi, la classe e il fascino intramontabile di un dominatore assoluto dello schermo, la formidabile teoria dei suoi personaggi, che ci ha fatto sognare per decenni.

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