Perché “Manchester By the Sea” dovrebbe vincere il Premio Oscar

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Non si esce indenni dalla visione di Manchester By the Sea. Quello di Kenneth Lonergan è uno di quei film che ti spezzano il cuore al cinema, e poi scavano dentro come tarme per giorni e giorni, finché diventano parte del tuo stesso vissuto emotivo.

C’è qualcosa in più, però, che lo rende speciale e che dovrebbe fargli vincere il Premio Oscar come miglior film, se non anche gli altri cinque per i quali è nominato (miglior regia, attore protagonista a Casey Affleck, attore non protagonista a Lucas Hedges, attrice non protagonista a Michelle Williams e sceneggiatura originale). Ed è la sensazione di vita vera che gli pulsa dentro. In Manchester By the Sea, come nel nostro quotidiano reale, esistono i tempi morti, quegli interstizi tra “gli eventi della vita” dove si annida il sapore vero di ogni esistenza, dove passano i sentimenti più autentici.

Il nocciolo del film è un evento tragico e insopportabile (che non sveleremo, per chi ancora non l’ha visto) per niente ordinario, che segna per sempre il futuro del protagonista Lee (Casey Affleck). Incontriamo però Lee a qualche anno da quel dramma, costretto ad affrontare una nuova sofferenza, la perdita del fratello Joe (Kyle Chanlder) e l’affidamento del nipote sedicenne Patrick (Lucas Hedges). Lee vive in un limbo di dolore che avrebbe potuto facilmente trasformarsi sullo schermo in un racconto strappalacrime e retorico. E invece no. Manchester By the Sea ci racconta come quel dolore compresso s’infiltri nei dettagli più normali della vita di tutti i giorni, mentre Lee prepara il pranzo o vaga per strada perché non ricorda dove ha parcheggiato l’auto. Oppure in una telefonata piena di convenevoli con la ex moglie, che sottintende ben altri non detti, o una serata davanti alla tv col nipote, solo per sentirsi vicini.

Kenneth Lonergan fa il miracolo di non cedere alla retorica nemmeno con il lungo ralenti di un funerale. La differenza tra il cinema e la realtà è che sullo schermo le vite si raccontano, nella realtà semplicemente accadono. La perfetta sceneggiatura di Lonergan sembra assottigliare questo confine. Come nella vita, non ci sono risposte semplici, morali da seguire o lezioni chiare da imparare. E così, l’interpretazione magistrale di Casey Affleck è un concentrato di disperazione trattenuta, senza scene madri, come nella realtà, dove si soffre senza un pubblico a guardarci. In un certo senso, per tutti questi motivi, Manchester By the Sea è un film anti-hollywoodiano: se l’Academy lo premiasse farebbe una delle scelte più coraggiose di sempre.

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