“PREDESTINATION”: LA RECENSIONE

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id., Australia, 2014 Regia e sceneggiatura Michael e Peter Spierig Interpreti Ethan Hawke, Sarah Snook, Noah Taylor Distribuzione Notorius Durata 1h e 37′

In sala dall’ 

1 luglio

Un agente di polizia che da anni viaggia nel tempo è al suo ultimo incarico e insegue un criminale che agiste nella New York degli anni Settanta e che da sempre continua a sfuggirgli. L’obiettivo è salvare migliaia di vite messe in pericolo dai piani terroristici di questo terribile assassino. I continui viaggi tra il 1945 e il 1993 lo portano a fare molti incontri con persone che potranno essergli utili nella sua difficile missione.

Raccontata così la trama di Predestination farebbe pensare a una storia piuttosto lineare. In realtà il film dei visionari gemelli australiani Michael e Peter Spierig è un vero rompicapo, perché quando si ha a che fare con i paradossi temporali tutto diventa molto complicato. E queste complicazioni non possiamo svelarle, pena il lo svelamento della reale identità di tutti i personaggi di questa storia tratta dal racconto Tutti i miei fantasmi che Robert A. Heinlein ha scritto nel 1959. I registi portano sullo schermo una trama complicatissima, ai limiti della sostenibilità narrativa, che niente a che fare però con i morti viventi del titolo originale del libro (All You Zombies) ingannando necessariamente lo spettatore con ogni mezzo, per rivelare solo alla fine obiettivo e mosse di Ethan Hawke (già diretto dagli Spierig in Daybreakers – L’ultimo vampiro), che a cavallo tra noir e fantascienza ci conduce in un labirinto mentale suggestivo e affascinante. Nel cast anche l’emergente Sarah Snook (che prim assomiglia a Jodie Foster, poi diventa quasi un sosia di un giovane Leonardo DiCaprio) e Noah Taylor.
A tratti folgorante, a volte invece eccessivamente verboso, il film potrà sembrare frustrante a chi non riesce ad avere che una visione assai parziale di ciò che accade. Ma state tranquilli perché l’enigma, sviluppato con coerenza, verrà svelato in una sorta di riassunto pensato anche per i meno attenti. Niente effetti speciali – basti pensare che la macchina del tempo è una sorta di enorme lucchetto a combinazione nascosto nella custodia di un violino – e pochi tocchi di luce, scenografia e costumi per suggerire le diverse epoche del film. Aggiungiamo solo che, aggirata definitivamente al cinema la ferrea regola di Ritorno al futuro, che impediva al protagonista di farsi vedere dal se stesso di un’epoca diversa, Predestination si concede qualunque incontro. Da vedere almeno un paio di volte per scoprire nuovi dettagli.

Alessandra De Luca