QUENTIN TARANTINO: «THE HATEFUL EIGHT È UNA SORTA DI IENE WESTERN »

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Quentin Tarantino
Quentin Tarantino

Oggi il mitico regista di Pulp Fiction ha presentato a Roma il suo ottavo film. Ecco cosa ha raccontato alla conferenza stampa

Quentin Tarantino - The Hateful Eight«Volevo fare una sorta di Iene western ». Questo è quello che ha rivelato oggi Quentin Tarantino, a Roma insieme a Kurt Russell, Michael Madsen e il Maestro Morricone, per presentare The Hateful Eight.
Il film racconta di otto “odiosi” personaggi che, durante una tempesta di neve, si ritrovano chiusi in una locanda «giocando una partita a scacchi in cui loro stessi sono le pedine e cercano di conquistare le posizioni: cospirano e tramano l’un contro l’altro », ha spiegato lo stesso Tarantino durante la conferenza stampa.
Anche in questa opera del regista di Pulp Fiction troviamo una commistione di generi: «Tendo a condensare cinque film tutti insieme nella stessa pellicola. E credo che questo significhi anche fare un bel regalo al pubblico che paga un solo biglietto e può vedere ben cinque film » ha scherzato Tarantino, proseguendo: «Quando ho iniziato a scrivere The Hateful Hight volevo che fosse sia un western che un giallo da stanza alla Agatha Christie. Solo alla fine mi sono accorto di aver realizzato anche un film horror ». Ma questo non è certo l’unico elemento che The Hateful Eight ha in comune con i sui precedenti lavori: «Sembra che in tutti i miei film ci sia qualcuno che finge di essere qualcun altro. Se ci riesce vive, altrimenti muore ».

Quentin Tarantino - The Hateful Eight Similitudini con La Cosa di Carpenter? «C’è effettivamente qualche elemento comune nella narrazione. La neve e anche i personaggi che rimangono chiusi in un ambiente dove nessuno può fidarsi dell’altro. Ecco, riflettendoci, devo dire che Le Iene a suo tempo aveva preso molta ispirazione da La Cosa. Ecco che alla fine potremmo trovarci davanti a un La Cosa Western ». In The Hateful Eight il sangue scorre a fiumi prettamente nella seconda parte del film. Perché? Â«È un lavoro di tipo teatrale. Il fatto che sia lungo nella prima parte è dovuto alla necessità di presentare i personaggi. Non è un film in cui posso ricorrere a dei trucchi per abbreviare i tempi ». In molti hanno definito The Hateful Eight un film politico: «Quando ho iniziato a scriverlo non pensavo assolutamente di farne un film politico. Man mano che i dialoghi nascevano e i personaggi entravano in relazione mi rendevo conto che erano incredibilmente attuali ». La tormenta di neve gioca un ruolo chiave nel film: «La tempesta è come un mostro che aleggia ed è pronto a divorare chiunque osi andare via dalla stanza. Più il buio e il freddo aumentano più il mostro diventa potente. La pellicola 70 mm permette allo spettatore di vedere due piece teatrali che si svolgono contemporaneamente: una in primo piano e l’altra sullo sfondo. In questo modo i personaggi vengono conosciuti meglio dallo spettatore e aumenta la suspense: si sa che prima o poi qualcosa esploderà, ma non si sa quando. Poi inevitabilmente accadrà e si scatenerà l’inferno ».

Rudy Ciligot

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