ROMAFF10: “FARGO – STAGIONE 2”, LA GENESI DEL MALE

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Arriverà su Sky Atlantic HD il prossimo 22 dicembre. Intanto, alla Festa del Cinema di Roma, abbiamo visto la prima puntata dell’attesa seconda stagione di Fargo

FargoPer la seconda stagione, sempre antologica, di Fargo, bisogna considerare tre cose. La prima: è un prequel, sia narrativo che temporale. La seconda: i fatti narrati – ancora una volta descritti come reali, nel bellissimo montaggio iniziale – sono, anzi saranno, la molla antropologica che porterà, come visto nella prima serie, un cambiamento emozionale di una certa fetta della provincia (mentale e non) americana. Terzo punto, il più importante: Fargo, da questo primo episodio della seconda serie, sempre scritto, diretto e ideato da Noah Hawley, continua a dimostrare un formalismo visivo e una limpidissima ricerca del raziocinio, che lascia così poco spazio al cuore, all’empatia, al trascendentale. Premesso questo, Fargo – Stagione 2, presentata alla Festa del Cinema di Roma e che arriverà su Sky Atlantic HD da martedì 22 dicembre, fa un salto indietro di trent’anni, dagli eventi segnati dalle scie di sangue lasciate da Lorne Malvo e Lester Nygaard.

FargoNon siamo a Fargo, questa volta, bensì a Luverne, Minnesota, nel 1979. Gli Stati Uniti stanno dimenticando gli arachidi di Jimmy Carter per abbracciare Ronald Regan (e arriverà nella serie in carne ed ossa, con il volto del grande, inimitabile Bruce Campbell), lo Scandalo Watergate echeggia ancora in lontananza, gli UFO volteggiano nei cieli e la paura di un altro Vietnam è preponderante. Una provincia americana che culla in sé timori e speranze, ma anche sangue, delitti, misteri. Come quello che avvolge Rye, figlio di un patriarca criminale ormai anziano, ucciso dai tranquilli coniugi Ed e Peggy Blonquist (Jesse Plemons e Kirsten Dust), nell’incidente di Sioux Falls (lo ricorderete, nominato più volte nella prima serie). Sul caso, contorno e prolisso, che mischia bande spietate, mafia di Kansas City e omicidi concatenati, indagano Lou Solverson (Patrick Wilson) – papà della protagonista Molly Solverson, vista nella season one – e Hank Larson (Ted Danson), sceriffo della cittadina.

FargoInsomma, tre elementi fondamentali ma un concetto solo pare essere alla base di questo secondo inizio: una serie-prequel che disegna la stessa glaciale e latente cattiveria della precedente stagione, raccontando però da dove nasce e, con il senno di poi, dove sfocerà. Nata con la generazione post Seconda Guerra Mondiale, cresciuta, per l’appunto, tra gli anni Sessanta e Settanta e, infine, esplicata, esasperata per mezzo delle guerre di interessi degli USA pre Obama’s Dream. Molto più riuscito e più congeniale (potrebbe essere uno dei motivi di interesse nei 10 episodi che compongono la nuova stagione) rispetto alla prima serie, viene fuori tutto l’aspetto storico-culturale degli Stati Uniti, in un periodo così delicato, così contraddittorio, così affascinante. Dunque, Fargo II, è migliore o peggiore rispetto alla season one? Non c’è una risposta corretta. Semplicemente, la seconda stagione è cambiata, sia per modi che per intenti: cerca innanzitutto di spiegare le azioni dei personaggi, invece che le conseguenze che ne derivano. Con la violenza che, naturalmente, continua a fare da filo conduttore. Pure se, questa volta, viene solo sussurrata, sibilata, accennata. Rendendola ancora più magnetica.

Damiano Panattoni